Dalla voglia di evadere dalla prigione fiorentina di Sousa alla felicità di esser tornato a casa di Stefano Pioli. L’approccio del neo mister ai colori viola è stato quanto di meglio non potesse capitare. Normale, finalmente una persona normale, che vede Firenze e la Fiorentina per quello che è: un passo importantissimo, un privilegio, un onore. E non una tappa dalla quale (e attraverso la quale) poi spiccare il volo per andare a vincere altrove Champions League. Questo è stato il primo Pioli Day. Parole forti, quasi stampate per sposarsi con il verbo che in città ormai da settimane e mesi sta circolando: passione ed attaccamento alla maglia. Quello che da sempre Firenze chiede a chi la maglia viola la indossa, e a chi ne ha la proprietà. “Solo chi è motivato resterà alla Fiorentina”. Un mantra che va a cozzare con quanto detto da Sousa nel finale della stagione del famoso mercato di Gennaio, quando lui stesso ammise di aver gettato la spugna di fronte a quello che era accaduto nella sessione invernale di calciomercato. Cosa che a cascata aveva coinvolto tutta la squadra con piattume e mancanza di verve agonistica che poi ha accompagnato anche questa annata che si è appena conclusa.
Con Pioli si svolta. Tanto belle quanto normali le dichiarazioni dell’ex calciatore della Fiorentina. Talmente normali da far scalpore in una città in cui chi lo ha preceduto non ha fatto altro che alimentare tensioni e spaccature. E poi Pioli, che vuole ricreare unità attraverso motivazioni, attaccamento alla maglia e passione. Valori che un fiorentino apprezza ed esige da chi va a rappresentarlo in Italia, in Europa, nel Mondo. Dare tutto quello che uno ha per difendere i colori della città, non è difficile. Forse nel calcio moderno dove contano solo soldi e bilanci si. E ci perdonerà chi è ancora un tesserato della Fiorentina se in molte occasioni la sensazione che non sia stato dato tutto c’è stata. E forte. Con Pioli, almeno sulla carta, ci sarà la garanzia che ciò non avverrà. Parole e valori che anche i Della Valle dovranno far propri. Senza fughe o passi indietro, ma mettendoci (ed anche dimostrandolo) maggiore presenza ed attaccamento alla Fiorentina.
Una cosa è certa: dalle parole ai fatti il passo è ancora lungo e soprattutto da compiere. Anche perché di mezzo ci sarà l’estate forse più movimentata dell’era Corvino. Ma il messaggio lanciato da Pioli è chiaro: questa è Firenze, questa è la Fiorentina. E tornare a concepire il farne parte come un privilegio è cosa buona e giusta. Forse non basterà, ma intanto è un buon inizio.
Di
Gianluca Bigiotti