
Frenata brusca contro il Bologna, i nerazzurri vedono l’Europa ora a rischio senza un cambio di passo. Lunedì sfida cruciale con la Fiorentina
Nella trappola pasquale che in chiave Champions ha frenato tutte le squadre del Nord è finita in pieno anche l’Atalanta. Contro il Bologna c’era la possibilità di dare seguito al successo interno in rimonta con l’Empoli e alla vittoria di Cremona, invece la squadra di Thiago Motta ha messo a nudo la fragilità di una Dea che, non cambiando subito marcia, rischierebbe di restare fuori anche da Europa League e Conference League per il secondo anno consecutivo. Lo 0-2 di sabato deve preoccupare per almeno quattro motivi, spiega La Gazzetta dello Sport.
MENO DEL SOLITO. Il primo è legato alla condizione generale. A parte l’anomala stagione scorsa, quando però proprio gli impegni nelle Coppe avevano condizionato il gruppo, con Gasperini la Dea in primavera ha sempre cambiato marcia e corso di più rispetto alla prima parte dell’annata. Contro il Bologna invece l’avversario è parso anche più brillante e spesso arrivava prima sul pallone. Certo, gli infortuni di Ruggeri e Pasalic non hanno aiutato, anche perché sommati a quelli di Hateboer e di Koopmeiners, assenza che pesa a livello di rotazioni ma soprattutto per la centralità e duttilità dell’olandese. Gasp nel dopo partita è stato molto chiaro in vista della trasferta di lunedì a Firenze: «La prima cosa da valutare è chi potrà dare un certo contributo. Poi servirà una reazione: le squadre che stavano dietro sono in crescita, ma qualcuna delle prime sta rallentando».
POCA INTENSITA’. Almeno altrettanto preoccupante però è stato il calo di tensione, emerso soprattutto nel secondo tempo. Se alla Dea vengono meno grinta, carica agonistica, intensità e lucidità, diventa dura contro chiunque. Perfino De Roon, non uno qualsiasi in squadra, ha parlato di «atteggiamento molle».
PROBLEMA DEL GOL. Nelle ultime sei gare di campionato, ben quattro volte la Dea è rimasta a secco. Lookman ha frenato, Boga è intermittente, Hojlund meno cinico che in nazionale, mentre Muriel e Zapata – una trentina di reti in due nelle ultime stagioni – sono fermi alla miseria di un centro a testa. E proprio i due colombiani (ma anche Demiral, come già altre volte) sabato hanno certificato la difficoltà di cambiare l’inerzia a gara in corso. Il tecnico insiste sul fatto che i titolari sono 16, ma tanto più se ci sono degli assenti, se i cinque subentranti non portano l’energia sperata, tutto il gioco ne risente. Soprattutto in un sistema ad alta intensità come quello di Gasp. La sfida di lunedì sera contro la Fiorentina a questo punto diventa un crocevia delicato, se non fondamentale.

Di
Redazione LaViola.it