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Astori, il leader parlante da cui riparte la Fiorentina

Astori mi ha sorpreso per serietà e qualità. Faccio pieno affidamento su di lui”. Parole e musica di Giampiero Ventura che nei giorni scorsi ha elogiato pubblicamente Davide Astori, entrato last minute nelle sue convocazioni dopo l’infortunio di Barzagli, ma in grado di convincere  e mettere subito d’accordo il Commissario Tecnico dell’Italia.

Ma a ben vedere, forse, la qualità e la serietà  di Davide sono sorprese solo per coloro che stanno fuori dai confini di Firenze. Perché fin dalle sue prime uscite, dopo un ‘estate in cui il suo arrivo era passato in tono minore come molto spesso succede invece ai grandi affari, Astori aveva convinto tutti i tifosi viola e gli addetti ai lavori, Paulo Sousa in primis. Come calciatore, come difensore sempre preciso puntuale, affidabile, bravo sia nella difesa a tre che in quella a quattro, abile a chiudere e a ripartire con eleganza palla al piede. Come, soprattutto, uomo, per la personalità, per il carisma, per il modo in cui si era inserito in uno spogliatoio in cui la componente italiana è minoritaria e  per come aveva fin da subito compreso la realtà fiorentina, premendo sul tasto dell’entusiasmo quando la viola volava e alimentava sogni, premendo sul tasto degli attributi, delle responsabilità quando il girone di ritorno aveva regalato apatia.

Davide Astori è diventato, in poco tempo e in poche parole, un leader, con tanto di endorsement di Pasqual, capitano e uomo di riferimento della Fiorentina in diverse stagione da quelle più luminose a quelle più buie. Un leader che in campo ci mette sempre la gamba e non molla fino all’ultimo,come testimonia il gol al Crotone. Un leader che fuori dal rettangolo ci mette la faccia, in conferenza e ogni qual volta viene interpellato per fotografare il momento della Fiorentina. Un leader dal quale Paulo Sousa vuole ripartire e vuole ricominciare quando alla ripresa della sosta ci sarà l’Empoli.

Già l’Empoli: era lo scorso Aprile, la Fiorentina perdeva il derby fornendo una delle sue peggiori prestazioni e Astori si sfogava nello spogliatoio chiedendo più grinta, più voglia ai compagni. Salvo poi pagare la sfuriata con la panchina nella partita successiva con il Sassuolo. Sette mesi dopo una situazione simile, una squadra alla ricerca di sé stessa soprattutto da un punto di vista di tenuta mentale. Davide Astori è pronto, come ogni buon leader a caricarsi il gruppo sulle sue spalle.  Se è vero che nel calcio, come nella vita, si può essere capitani anche senza avere una fascia.

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