Proseguono le indagini sulla morte del Capitano della Fiorentina. Ancora diversi i punti oscuri nella vicenda
Cosa cercava la procura in una perquisizione che nelle scorse settimane ha messo sotto sopra gli uffici della medicina sportiva di Careggi? Forse, le nuove, recenti acquisizioni (sono stati sequestrati anche computer) servivano a verificare se davvero lo «strain», accertamento cardiologico mirato a studiare il muscolo cardiaco, fosse stato effettuato il 10 luglio del 2017, cioè quando il capitano della Fiorentina, Davide Astori (morto a Udine il 4 marzo 2018, la notte prima della partita), si recò dal professor Giorgio Galanti per la sua ultima visita per l’idoneità agonistica, o se invece, come ipotizza il pm Antonino Nastasi, fosse stato «prodotto» in epoca successiva.
E’ questo il cuore del fascicolo Astori-bis, aperto con l’accusa di falso materiale in atto pubblico, commesso da pubblico ufficiale, contestata a Galanti (oggi in pensione) e alla sua ex collaboratrice Loira Toncelli. Lunedì prossimo, ci sono le convocazioni in procura. Gli indagati hanno il diritto di non rispondere. La procura colloca la «produzione» del certificato falso sullo «strain» in data anteriore o prossima al 10 aprile 2019. Già, ma cosa è successo quel giorno? Probabilmente, nelle mani del pm Nastasi è arrivato proprio quel resoconto dell’esame, mai spuntato fuori prima nell’attività della sezione di pg dei carabinieri della procura. Circa un mese prima, il pubblico ministero titolare del fascicolo per omicidio colposo (che oltre a Galanti, vede indagato il medico di Cagliari, Francesco Stagno) aveva notificato la conclusione delle indagini, un passaggio che dà diritto ai destinatari dell’avviso di richiedere interrogatorio o produrre materiale a difesa.
Tornando al 10 luglio 2017, quando Astori ottenne l’ok sanitario all’attività agonistica, secondo Galanti oltre alla prova da sforzo, il capitano viola è stato sottoposto allo «strain», con lo scopo «scientifico» di utilizzare i dati per comparare i cuori di calciatori e ciclisti. Però lo «strain» non è un accertamento previsto dal protocollo Cocis. Protocollo che all’epoca (luglio 2017) , davanti ai risultati acquisiti, avrebbe suggerito di approfondire la situazione con un holter (esame di secondo livello) e poi una risonanza cardiaca (terzo livello). Nel settembre successivo, il protocollo Cocis venne addirittura adeguata, facendo diventare queste regole più stringenti.
Di
Redazione LaViola.it