Per la sesta gara di fila, la Fiorentina è partita con il solito modulo. Il 4-2-3-1. Modulo elastico, che assume connotati diversi nelle varie fasi di gioco e della partita. Ma Paulo Sousa adesso, arrivati ad un terzo di stagione, ha trovato un suo assetto. Una fisionomia precisa per la sua Fiorentina. Che poi potrà cambiare, in una stagione lunga e ancora assolutamente imprevedibile. Ma la base c’è, e sta dando sicurezze alla squadra. Dopo mesi in cui sono stati cambiati moduli su moduli di partita in partita.
La difesa a quattro bloccata, due centrocampisti centrali di qualità (con uno più bloccato, e l’altro – il ritrovato Borja Valero – a fare da elastico a tutto campo), Ilicic libero di svariare e di avere più campo, così come i due esterni (Bernardeschi e Tello) che possono trovare la profondità e l’uno contro uno con più continuità. E Kalinic che finalmente non è più solo. Le difficoltà continueranno ad arrivare, ma questo è l’assetto trovato da Sousa. Con il portoghese che, come accadde lo scorso anno, ha individuato un blocco di 14-15 giocatori ‘titolari’. Tatarusanu in porta, Astori-Gonzalo asse centrale, Borja Valero in mezzo, Bernardeschi-Ilicic-Tello, Kalinic. Insieme a loro, alternati di volta in volta Tomovic/Salcedo, Milic/Maxi Olivera, Badelj/Vecino. Per gli altri, le briciole o poco più: Babacar è coperto da un Kalinic inamovibile, Sanchez sta vedendo molta panchina rispetto all’avvio sprint, Cristoforo è carta da secondo tempo o da coppa, il giovane Chiesa è solo alternativa secondaria ai due esterni titolari.
In tutto questo, emerge un fatto. La carenza di ricambi in zona offensiva. Dove Babacar può offrire il solito lavoro ‘diverso’ a livello di caratteristiche rispetto a Kalinic, e dove Bernardeschi e Tello non hanno sostituti all’altezza e già pronti. Prematuro, caricare il giovanissimo Chiesa del ruolo di ‘terzo titolare’ sulle fasce. Così come “il sostituto naturale di Ilicic è Ianis Hagi“, sulla carta, come disse Sousa. In alternativa allo sloveno, però, serve altro, a meno che non sia riproposto Borja Valero in qualche occasione nel ruolo di trequartista. Con il rischio, però, di snaturare l’equilibrio trovato. Ed infatti, nelle ultime sei partite Ilicic ha sempre giocato titolare, e sempre per almeno 70′. Le restanti otto gare fino a Natale serviranno anche a questo: capire se davvero quello attuale sarà l’assetto base della Fiorentina, e di conseguenza adeguarsi in chiave mercato. Inutile dire che il lavoro di Corvino, in questo senso, inizia adesso. Anzi, è già iniziato.
Intanto, l’attualità porta la Fiorentina a pensare al Paok. Quinta gara del girone J di Europa League, dove la Fiorentina è prima a +3 sul Qarabag e a +6 proprio sui greci. L’obiettivo è chiudere la pratica primo posto nel girone, e trovare conferme dopo la bella vittoria di Empoli. Provando a sfatare, poi, quel Franchi diventato ultimamente un tabù. Atalanta, Crotone, Sampdoria: gli ultimi pareggi interni in campionato hanno riportato i tifosi viola a fischiare la squadra di Sousa, che ha un rendimento agli antipodi tra casa e fuori. Al Franchi in campionato la Fiorentina non vince dal 18 settembre contro la Roma (ha il 14° rendimento interno, il 3° peggior attacco), mentre in Europa il discorso è diverso (in proporzione, anche, agli avversari): due vittorie su due in casa, tra Qarabag (5-1) e Slovan Liberec (3-0). Con il Paok, insomma, l’occasione è ghiotta, anche per ‘riappacificarsi’ con una parte di tifoseria che non ha lesinato il proprio dissenso nelle ultime domeniche casalinghe, per poi andare comunque in gran numero ad esultare lontano dal Franchi, tra Empoli, Bologna, Cagliari e Liberec.
E a proposito di Paok, sarà un banco di prova anche sotto il profilo di gestione delle energie. Turnover ragionato o meno, Sousa dovrà trovare la chiave giusta per operare qualche cambiamento e garantire competitività alla squadra. Magari mantenendo l’assetto tattico vincente di Empoli. Da Babacar a Vecino, da Sanchez a Cristoforo, fino a Salcedo, De Maio, Maxi Olivera, Chiesa e il desaparecido Zarate: in tanti scalpitano per avere un’occasione, qualcuno di questi gioco forza sarà inserito dal primo minuto per dare forze nuove a livello fisico e psicologico. Perché la gestione delle energie sarà importante, anche verso la gara di lunedì a Milano contro l’Inter. Un altro banco di prova, San Siro, in cui Sousa dovrà affidarsi al gruppo dei ‘titolari’ per confermare l’ascesa in classifica. Un test anche per il nuovo ‘vestito’ viola, questo 4-2-3-1 con quattro giocatori offensivi e Borja a tutto campo, al primo vero scontro con una diretta concorrente. Presentarsi a San Siro con tanti giocatori stanchi come avvenne nella ripresa contro la Samp – quando la squadra crollò – sarebbe un grande limite.
Di
Marco Pecorini