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Aspettative, illusioni e misunderstanding. Dal ‘i soldi non sono un problema’ alle battaglie alla Juve. La ferita Vlahovic sanguina, e il futuro…

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Continua a far discutere l’addio di Vlahovic, passato dalla Fiorentina alla Juventus, per una serie di motivazioni. L’immediato futuro è legato a Piatek-Cabral

La Fiorentina vende Vlahovic, prende Cabral e mette nelle proprie casse una valanga di milioni che potranno essere reinvestiti, oramai in estate. Quanto questo campionato sia da considerarsi compromesso lo diranno le prossime settimane. La corsa all’Europa della Fiorentina, che non sarebbe stata comunque in discesa anche in caso di permanenza del serbo, passerà da come Cabral e Piatek riusciranno ad inserirsi nei meccanismi di gioco quasi maniacali di Italiano (e quanto tempo ci vorrà). Non solo in termini di gol, perché è indubbio che sia il polacco che il brasiliano sappiano come si fa a segnare, ma soprattutto per movimenti, sponde, attacco della profondità e feeling (calcistico) coi compagni, sulle quali il tecnico viola aveva iniziato a lavorare a Moena, con aggiustamenti vari apportati a stagione in corso.

ASPETTATIVE. Città e tifoseria si sono spaccate sulla cessione del serbo tra favorevoli, contrari, pro-Commisso, anti-Commisso, dando l’idea di un ritorno alla frattura tra la piazza e la precedente proprietà, ma anche tra la tifoseria stessa (da intendere come le centinaia di migliaia di supporters viola nel mondo) che si respirava negli ultimi anni di gestione Della Valle. Sia perché questa operazione è avvenuta a gennaio, sia perché quest’anno c’erano i presupposti per provare ad arrivare in Europa dopo due anni di sofferenza, con la non banale aggiunta dell’averlo venduto all’acerrima nemica Juventus, da anni attaccata dallo stesso Commisso. Molto ruota attorno ad una parola: aspettative. C’era, infatti, chi si aspettava di aver fatto un salto in avanti col cambio di proprietà, anche in virtù delle dichiarazioni iniziali in cui Commisso, forse, è voltato un po’ troppo alto, che i migliori calciatori non fossero destinati sempre e comunque a partire, che Chiesa fosse l’ultimo pezzo pregiato a fare il percorso Firenze-Juventus, che lo scudetto del bilancio e le plusvalenze fossero, ormai, solo un lontano ricordo. Poi c’è il tema economico, perché Commisso ha un patrimonio enorme, e quindi…dimenticandosi, o forse volendo ignorare, che Commisso è una cosa, la Fiorentina un’altra, che il calcio moderno è obbligatoriamente prono a determinate logiche economiche, che Vlahovic sarebbe andato via a parametro zero nel 2023 se non fosse stato ceduto adesso.

MISUNDERSTANDING E ILLUSIONI. Chissà se Commisso ripeterebbe quell’ormai famoso ‘i soldi non sono un problema’, in questi giorni spesso ritirato fuori da chi imputa al patron viola di aver solo fatto proclami. Va specificato, tuttavia, che quella frase, come più volte spiegato dallo stesso Commisso, fosse in riferimento agli investimenti da poter fare, soprattutto sulle infrastrutture. Lì non c’è limite agli esborsi che un presidente di un club di calcio può fare. Per il resto, invece, ci sono vincoli e paletti (qualcuno non li rispetta? Problema loro, o almeno così dovrebbe essere). Va inoltre ricordato che attraverso le casse della sua Mediacom mette in quelle della Fiorentina decine di milioni all’anno, senza ritorno. Inutile ricordare che i soldi che entrano nella Fiorentina non entrano nelle tasche di Commisso, come qualcuno pensa. Forse, in una vendita futura, il patron viola non ci rimetterà nel complesso quando potrà mettere nel ‘pacchetto’ Fiorentina anche il Viola Park, ma questo è un altro discorso. Il fatturato della Fiorentina è calato, Vlahovic ha portato in dote un anno di fatturato. Questo è il calcio di oggi, piaccia o meno. L’operazione andava fatta. Più logico, invece, discutere sul fatto che questo sia accaduto a gennaio, ma andrebbe valutato anche quanto la Fiorentina abbia avuto le mani legate, così come chiedersi il senso di aver pubblicamente fatto battaglie contro la Juventus, a cui poi ha deciso di vendere lo stesso serbo, dando (forse) l’illusione a qualcuno che, in nome di tali battaglie, avrebbe buttato nel cestino un anno di fatturato della stessa Fiorentina (tutto quanto sopra non è un voler giustificare quanto accaduto, ma una serie di spiegazioni evidentemente non chiare a tutti).

PROGRAMMAZIONE. Piuttosto che preoccuparsi del come quei soldi verranno reinvestiti, non si è parlato d’altro di quanti ne sarebbero entrati nelle casse viola, come e in quante rate. In passato, lo dicono i fatti, sarebbero arrivati una manciata di giovani, sconosciuti, molti con la desinenza del cognome in –ic, in nome dell’ossessione del fare plusvalenze future. Oggi, chi ha detto che sarà così? Chi ha detto che la Fiorentina che sorgerà non possa essere anche migliore di quella attuale, che avrebbe avuto sì Vlahovic davanti, ma 75 milioni di investimenti in meno? E poi, altro quesito lecito: siamo sicuri che il serbo, a quel punto in procinto di andar via nel 2023 a zero, avrebbe dato l’anima come fatto fino ad oggi? Adesso la Fiorentina ha dinanzi a sé mesi in cui poter continuare il suo percorso, con un allenatore che ha dimostrato di essere un valore fondamentale e di poter programmare investimenti importanti la prossima estate. Lì si potrà misurare la vera piega che il cammino della Fiorentina potrà prendere.  Sul fatto che tutto potesse essere gestito in maniera differente, invece, c’è poco da dire. Questo rimane un assunto, per una vicenda dalla quale, si spera, poter imparare qualcosa.

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