Attacco ancora a secco: Italiano dà seguito ai cambiamenti? Assenze pesanti, Gonzalez e il freno mentale. Ora in Scozia è (quasi) decisiva
Dieci gol fatti in 12 partite stagionali, e non è un caso che le uniche tre vittorie siano arrivate solo quando la Fiorentina è riuscita a segnare più di un gol. È successo contro Cremonese (3-2), Twente (2-1) e Verona (2-0). Questo (anche) perché la squadra di Italiano sta pagando terribilmente gli errori dei singoli. Tanti, troppi. E spesso decisivi.
ERRORI IN SERIE. A Bergamo è vero, passi avanti dal punto di vista dell’atteggiamento e dell’intensità ci sono stati. Gran mole di gioco (62% di possesso), 16 tiri (ma solo 5 verso lo specchio, di cui almeno un paio ‘telefonati). Ma dopo almeno due parate decisive di Terracciano, è stato decisivo un errore in serie della difesa. Venuti che è lontanissimo da Muriel sulla rimessa laterale, Quarta che, dopo aver vinto tanti duelli, va morbido nell’uno contro uno con il colombiano, Igor che sbaglia posizionamento in area e Biraghi che si fa tagliare davanti da Lookman. “Era già successo nel primo tempo”, ha commentato amaramente Italiano. E la Fiorentina ha pagato con un’altra – cocente – sconfitta. Dopo gli errori dei singoli con l’Udinese, con il Bologna, con il Basaksehir e via dicendo.
SENZA SEGNARE. Succede, questo, quando giochi per attaccare ma non riesci a segnare. Perché la Fiorentina resta la squadra che di gran lunga concede meno tiri agli avversari (media di 9 conclusioni complessive a partita, dati Whoscored), ma le occasioni lasciate spesso sono ghiotte per gli altri. E difficilmente Biraghi e compagni vengono ‘perdonati’, a differenza di quanto fanno con regolarità gli attaccanti viola. Soprattutto, poi, succede che se in metà delle partite non riesci a segnare (è successo 6 volte su 12), vincere diventa impossibile. E il problema del gol è una lacuna, pesante, che la Fiorentina si trascina da febbraio.
PRIMI CAMBIAMENTI. Italiano sta iniziando a cambiare, lo aveva fatto in realtà già dopo il mercato di gennaio. Trovando, allora, più solidità dietro, facendo giocare Torreira come incursore. Nella prima parte di stagione ha poi fatto fatica a trovare nuove soluzioni, in mezzo a tanti infortuni, al ritmo frenetico delle gare ogni tre giorni e alla condizione in ritardo di molti giocatori. Con il Verona il cambiamento di filosofia, meno orizzontale e più verticale, e con Kouame prima punta, aveva pagato. A Bergamo l’allenatore è ripartito con l’ivoriano centravanti, poi per la prima volta si è giocato anche Jovic in versione rifinitore con anche Cabral dentro nel finale.
SPIRAGLI DI JOVIC. La mossa non ha prodotto il gol tanto sperato, ma è indicativa. Per la voglia di Italiano di trovare soluzioni alternative, ma anche per i segnali dati da Jovic. Il serbo, dopo il mancato cambio con il Verona e qualche polemica anche in Nazionale, è entrato nell’ultimo quarto d’ora con il piglio giusto. Un paio di giocate di qualità nello smistare il pallone, un tiro pericoloso, quattro conclusioni totali. Ma soprattutto l’atteggiamento corretto per provare a dare una sterzata alla sua stagione. E a quella della Fiorentina. Perché se dagli altri ci si può aspettare comunque qualcosa in più, è dalle prestazioni di Jovic che la Viola può svoltare. Se da centravanti o, anche nelle prossime gare, da seconda punta, starà a Italiano stabilirlo. Una soluzione da non sottovalutare.
SENZA CATENA DI DESTRA. Perché nel frattempo stanno pesando terribilmente, sempre più, le assenze. Gonzalez anche a Bergamo, con l’Atalanta che giocava uomo su uomo, sarebbe stato preziosissimo, con la sua rapidità ma anche la forza fisica nel reggere agli urti. Non è un caso che la Fiorentina abbia vinto solo con l’argentino in campo, peraltro a segno due volte su tre nei successi viola. Provate a togliere ad ogni squadra il giocatore offensivo più forte: farà grande fatica. Specie se non riesce a ritrovare le migliori caratteristiche di gruppo. “Nico non sta bene. Speriamo di averlo in una condizione migliore nelle prossime gare. Non fa una gara vera da quella in casa col Twente. Ha pochi minuti sulle gambe, ma deve stare bene e liberarsi mentalmente da questo suo problema”, ha detto ieri Italiano. Insomma, anche a livello di testa l’argentino deve superare il dolore che lo frena. E poi Dodo: si è fermato proprio quando stava entrando in condizione, ma pesa tanto la sua assenza sulla fascia. Non solo per le caratteristiche, ben diverse, di Venuti, ma proprio perché l’esterno destro sarebbe un ruolo fondamentale nel gioco di Italiano. Gli inserimenti, le triangolazioni sulle catene terzino-mezzala-ala che hanno contraddistinto la Fiorentina dell’anno scorso: a suo tempo era decisivo Odriozola, ora servirebbe come il pane la spinta del brasiliano, un giocatore non a caso pagato 15 milioni. E se senza Gonzalez e Dodo ti manca tutta la catena di destra, fai ancor più fatica.
DA DENTRO O FUORI. Ora all’orizzonte ci sono gli Hearts. Giovedì sarà già una gara da dentro o fuori per la Conference. La Fiorentina rincorre anche in Europa, dopo il solo punto raccolto tra Riga e Basaksehir. Con le difficoltà registrate in trasferta, un’altra sconfitta sarebbe un macigno, mentre una vittoria darebbe un bel po’ di respiro. Potrebbe rientrare Milenkovic (a proposito di assenze pesanti), spera di trovare minutaggio Gonzalez, mentre è da valutare Sottil, un altro che a Bergamo avrebbe potuto dare parecchio sulla fascia. Non ci sarà Ikonè, squalificato. Ancora rotazioni all’orizzonte: se in porta c’è da capire se tornerà titolare Gollini (dopo la serataccia di Istanbul), gli occhi saranno puntati sull’attacco. Cabral è ‘uomo di coppa’ (sempre titolare in Conference), Jovic però ha dato segnali domenica. Sarà staffetta? O giocherà ancora Kouame centravanti? Vedremo se Italiano darà seguito alla mossa di Jovic seconda punta. Alla ricerca del bandolo della matassa. Aspettando, soprattutto, qualche gol.

Di
Marco Pecorini