Anche qualora i risultati non dovessero arrivare subito, Massimo invita ad avere pazienza con Vincenzo Italiano ponendo come esempio il suo avvio sulla panchina dello Spezia
Esistono uomini che nella ricerca della sfida trovano l’essenza della propria esistenza. Vincenzo Italiano sembra essere uno di questi. Vincenzo è un allenatore che anche a La Spezia, dopo il successo di Trapani, ha dovuto dimostrare di valere il salto di categoria. Arrivò nell’estate 2019 ed affrontò un campionato di Serie B molto combattuto risultando terzo con 61 punti, dopo Benevento e Crotone e strappando l’accesso alla Serie A con i playoff. Ma l’avvio non fu semplice.
A Firenze, si può ripropone un parallelo con il primo dei due anni di Spezia ed è interessante l’analisi perché potrebbe essere propedeutica per una città che ha accolto molto bene questo allenatore, ma che dovrà essere consapevole e non impaziente.
Italiano arrivò in una squadra che comunque già nel campionato precedente praticava il modulo 4-3-3 con Pasquale Marino, aveva Matteo Ricci in regia ed alcuni elementi cardine come Galabinov, Terzi, Gyasi, Vignali ed un giovane Giulio Maggiore.
L’esordio è in Coppa Italia ad agosto battendo ampiamente la Pro Patria e fermandosi poi di misura contro il Sassuolo di De Zerbi. Il campionato inizia positivamente con una vittoria in trasferta per 3-0 contro il Cittadella di Venturato, mantenendo un predominio di possesso palla e risolvendo la partita nella ripresa.
Quello che segue purtroppo è un periodo buio per lo Spezia. Arrivano 5 sconfitte in 6 partite. La prima in casa con il Crotone di Stroppa, poi di misura a Pordenone e nettamente con l’Ascoli di Zanetti, intervallate da un pareggio casalingo contro il Perugia che evita la sconfitta al novantesimo.
Il momento difficile arriva però con due sconfitte interne con il Trapani di Baldini e il Benevento di Inzaghi. Italiano è costretto a giocare con l’esterno Gyasi come punta centrale e affiorano alcune carenze di organico.
Siamo a metà ottobre, i punti sono 4 in 7 partite e la situazione si fa difficile. Si comincia a parlare di un avvicendamento con Di Biagio, ma arriva la svolta. Lo Spezia vince in trasferta a Pescara ed al Picco con la Juve Stabia arrivando poi al confronto con l’Empoli di Bucchi in cui non impone il consueto possesso palla, ma viene ripreso a venti minuti dalla fine per l’1-1 finale.
Da questo momento alla fine del girone di andata a dicembre, lo Spezia raccoglie 4 pareggi, 3 vittorie e l’unica sconfitta a Pisa per 3-2 perdendo al 92’ dopo aver condotto la gara e dominato il possesso palla fino a tre minuti dalla fine.
La classifica è cambiata. Italiano ha ruotato la rosa a disposizione sul telaio base che fa pernio a centrocampo sulla coppia Ricci–Maggiore e cercando di risolvere un’evidente carenza nei tre ruoli d’attacco utilizzando anche il giovane svedese Gudjohnsen.
A gennaio, dal Trapani, arriva la punta M’Bala Nzola ed inizia un girone di ritorno esaltante che porterà 10 vittorie 4 pareggi e solo 4 sconfitte seguiti dai playoff con la doppia sfida con il Chievo e il Frosinone.
La squadra ha trovato un assetto stabile con Scuffet in porta, una difesa in cui cominciano a trovare collocazione sia Erlic che Salva Ferrer con Vignali, Terzi e Bastoni, il centrocampo sempre con Ricci e Maggiore e un attacco in cui Nzola o Galabinov sono affiancati dall’inesauribile Gyasi.
Lo Spezia esprime il gioco fluido e veloce che riproporrà l’anno seguente in Serie A, ma è servito un intero girone di andata per trovare la sicurezza, gli automatismi necessari ed anche gli interpreti corretti.
A Firenze l’ennesima sfida, si alza l’ostacolo per dimostrare che la propria preparazione e decisione può vincere ogni difficoltà. È indubbio che sia anche necessaria una porzione di fortuna, specialmente quando rotola un pallone tra le buche di un prato, ma, spesso, la forza di credere nel proprio lavoro, può spingere in porta anche quello più reticente.
di Massimo Minucci
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Redazione LaViola.it