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Articolo del tifoso: Un, due, tre Fede
Il 2017 è iniziato con tre vittorie di fila in campionato e con una tendenza confortante e contraria a quella dello scorso campionato. Sì, siamo usciti (male) dalla Coppa Italia ma il Napoli ha una squadra oggettivamente più forte. E soprattutto, una società che vuole vincere veramente dentro e fuori dal campo, che ha fatto sì cessioni eccellenti ma ha anche reinvestito al meglio per garantire una squadra da primi quattro posti. Hanno poi individuato un allenatore capace che li sta ripagando. La differenza sta tutta qui.
Kaiser Sousa è il migliore allenatore dell’era Della Valle e ve lo dice uno che avrebbe dato un braccio per Cesare e che è impazzito, come tutti, per il tiki taka di Vincenzino. Ma loro avevano: Frey, Toni, Mutu, Gilardino, Jovetic, Cuadrado, Joaquin, Rossi, Gomez, Pizarro, Aquilani, Ufo, Martino, Savic, Nastasic e membri dell’attuale rosa con 3/4 anni di delusioni in meno sul groppone. Senza contare il vero capolavoro societario: Salah. Date al Kaiser solo la metà della lista di cui sopra e poi ne riparliamo.
Paulo Sousa ha dovuto fare di necessità virtù. Malgrado le cessioni di Savic e Joaquìn lo scorso anno, e quella di Alonso quest’anno, rimpiazzati con dei mezzi giocatori, ci aveva portato in cima alla classifica dopo vent’anni. Ignaro del fatto che le promesse societarie di rafforzamento a gennaio 2016 erano, come sempre, una supercazzola. Da qui una perdita di entusiasmo epocale del Kaiser (suo unico vero limite per ora all’immensità) che ci ha tagliato le gambe nel ritorno dello scorso campionato. Ma roba come il caso del fantasma Benalouane, grida ancora vendetta.
Malgrado tutto, il Kaiser si rende conto di poter far crescere un paio di pischelli che nel giro di un anno diventano due potenziali top players. E se nel caso di Bernardeschi si era già intravisto qualcosa (preoccupante però il suo calo nelle ultime due partite comincia ad assomigliare alla delusione Baba), nel caso di Chiesa il capolavoro del dell’allenatore è sotto gli occhi di tutti. Anche l’intuizione di Sanchez centrale destro è grandiosa. E le sorprese sarebbero state maggiori se in società avessero investito in maniera seria e non avessero perso per strada gente che poteva tornare tranquillamente a casa: penso a Piccini (era peggio di Dicks?), Capezzi ma anche altri lasciati andare troppo presto.
Insomma siamo proprio certi che il cambio di allenatore sarà la cura di tutti i mali? Perché la società sarà sempre la stessa e noi continueremo a ripartire da zero ogni tre quattro anni, a girare intorno senza mai alzare un trofeo e non importa chi sarà sulla panchina viola perché noi saremo sempre lì a fare la nostra parte e a sperare che quei ragazzi che abbiano visto nascere non ci abbandonino troppo presto.
FORZAVIOLASEMPRE
di Massimiliano Lippi