Giancarlo si chiede: “Possibile che uno come Commisso non avesse la minima idea di dove stesse andando ad infilarsi prendendo la Fiorentina?”
Quando poco più di un anno fa Rocco Commisso arrivava a Firenze, e faceva proclami di ogni genere, mi sembrava di sognare. Ero stato tra i più accesi contestatori della famiglia Della Valle, che nell’ultimo periodo di presidenza avevano svilito la mia amata Fiorentina a costanti discorsi di soldi e plusvalenze, intraprendendo un cammino verso il basso che sembrava già tracciato e che infatti, poi, si è concretizzato con la quasi retrocessione. Poi arriva Rocco, che riaccende entusiasmo e sogni. Ho sentito anche Daniele Pradè cambiare radicalmente registro con quel: “A differenza del passato non dobbiamo fare per forza plusvalenze”, che in poche parole riassumeva l’inversione di tendenza rispetto al prendere una manciata di giovani semi sconosciuti sperando di poterli valorizzare e venderne poi qualcuno per fare plusvalenze. Insomma, quella politica non poteva sposarsi con il nome Fiorentina. Vincere e sognare, concetti che avevano preso il posto di tutte quelle parole incentrate sui soldi, sui bilanci, sul fairplay, che col calcio che mi appartiene nulla hanno a che vedere. Mi ero stancato di dover fare il commercialista, e pensare sempre a bilanci e ricavi. Piuttosto che a concetti di calcio.
Fare la voce grossa contro i potenti, mi ha fatto ancor più credere che le cose potessero cambiare. Sia nel palazzo del calcio, che nelle stanze della politica. Perché come molti di noi tifosi, anche io pensavo che in fondo, nonostante fosse tutto apparecchiato per la Mercafir, quello stadio non si sarebbe fatto mai. E non per problemi di chissà quale natura, ma perché mai i Della Valle avrebbero investito tutti quei soldi. Poi arriva Rocco, e pensavo, forse come lui stesso, che il mondo potesse cambiare fast fast fast. Che ci abbia messo e metta tanti soldi attraverso la sua Mediacom, oltre che per acquistare il club, è un dato di fatto. Lo so bene, e solo qualcuno in malafede può negarlo. Così come che da qualche mese a questa parte non si parla di altro. Soldi, ricavi, bilanci. Forse ancor di più dell’era precedente.
Col passare dei mesi aumenta sempre più, dentro di me, l’idea che Commisso non avesse la minima idea di dove stesse andando ad infilarsi. Cosa c’entrano i paragoni col baseball e con le franchigie americane? Come si può mettere a paragone la storia e l’arte che una città come Firenze ha rispetto alle praterie del Nord America? E gli enti che qui sono stati creati dopo la costruzione di ecomostri e per combattere l’abuso edilizio? Nel merito, ha anche ragione Rocco. Perché andare al bagno al Franchi, (sono abbonato da oltre trent’anni in Fiesole) e prendere quelle secchiate di pioggia al freddo di gennaio, non è più accettabile per chi paga un biglietto e va ad assistere ad un evento sportivo nel 2020. Ma possibile che Commisso non sapesse niente di tutti gli ostacoli che potevano esserci qua? A maggior ragione quando la costruzione di tali infrastrutture, e lo va ribadendo in continuazione, sono fondamentali per la crescita della Fiorentina. Siamo tutti d’accordo che nel merito Rocco ha ragione. Ma che ci fossero ostacoli e problemi per mettere in atto tali piani possibile che non gli sia venuto in mente? Se fosse stato facile lo avrebbero fatto tutti, in Italia, no? Sia chiaro non discuto della buonafede, ma mi sembra tanto strano che un uomo che dal nulla ha fatto i miliardi di dollari con le sue idee imprenditoriali possa essere tanto sprovveduto dal non farsi neanche venire il dubbio.
I paragoni con l’Atalanta non possono piacere a chi tifa la Fiorentina. Perché Bergamo non è Firenze. E non servirebbe neanche spiegarlo. Nel mondo conoscono Firenze, non Bergamo. Conoscono la Fiorentina, non l’Atalanta. O meglio conoscevano. Ogni volta che andavo in giro per l’Europa o negli Stati Uniti per lavoro, una ventina d’anni fa, mi dicevano: “Ah Florence, Batistuta!”. Non penso dicano ad un bergamasco: “Ah Bergamo, Papu Gomez!”. Le cose sono cambiate nel calcio moderno? Ok, lo so, lo sappiamo. Ma insomma, paragoni come questi non possono neanche esistere.
Nonostante tutte le perplessità, dentro di me, spero che qualcosa sul nuovo stadio avvenga. Dove che si decida di farlo, come e con i soldi di chi, va bene lo stesso. Basta che questo circolo vizioso di ‘no stadio no sogni di gloria’ termini. E che il vivacchiare torni ad essere un mantra che compete ad altre realtà, non alla mia Fiorentina, e alla mia Firenze. Così come il dover fare conti e bilanci. Questa, caro Rocco, non è l’America. Purtroppo per alcune cose, per fortuna per altre.
di Giancarlo Marini
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Redazione LaViola.it