Mirko vuole seguire e tifare la Fiorentina con più distacco rispetto al passato. Ma vorrebbe comunque farlo con la certezza di vederla in Serie A
Una volta un giornalista ha detto che per essere tifosi della Fiorentina bisogna essere già soddisfatti della propria vita. Siviglia-Fiorentina 3-0, andata di semifinale di Europa League. Da quella volta mi è rimasta impressa nella testa, non come una frase ironica fatta per sdrammatizzare, così come era concepita, ma come un mantra di vita da tenere sempre a mente nelle situazioni sportive più spiacevoli. Ecco, mi è tornata a volteggiare in testa in questi mesi, più prepotente che mai.
Da quella volta mi ero promesso di allontanarmi dal mondo calcistico e di non farmi più il sangue amaro, di puntare tutto su me stesso e la mia carriera professionale, di costruirmi solidi affetti e insomma… vivere con soddisfazione. Lasciare quindi al tempo libero la Fiorentina, gettandole ogni tanto un sano sguardo distratto e comunque speranzoso. Una boccata d’ossigeno. Il calcio non più come malattia mentale, ma come divertimento indolore, vissuto con lo spirito sportivo di chi esulta con “Evviva” e impreca con “Mannaggia“. Insomma, un distacco per iniziare a vivere la vita con soddisfazione, e il resto è un surplus. Come dovrebbe essere, insomma. Obiettivo che avevo raggiunto.
Poi però, è arrivato il 2020, deflagrato nella mia e nelle altrui vite come una bomba (“nell’aria…“) che ha rovesciato gran parte dei tavoli organizzati, gestiti e costruiti con sacrificio, ambizione e tanta speranza. Lavori persi, affitti da pagare, ansia sociale, un futuro incerto e troppo, troppo tempo libero. In situazioni di emergenza bisogna farsi forza nelle piccole cose, dicono, godere delle piccole soddisfazioni che la vita ti offre. Dicono anche, però, che “fra tutte le cose meno importanti, il calcio è la più importante“.
Esistono i libri, esistono i film e le serie tv. Ma esiste anche il calcio come svago.
Allora questo mi piacerebbe avere. Certezza, perlomeno in una cosa insignificante – al cospetto dei reali problemi – come la Fiorentina. Poter vedere uno spettacolo calcistico dignitoso, svagarmi almeno per qualche ora della settimana, dimenticare il mondo fuori. Staccare dai reali problemi e tuffarmi in quelli piccoli, ma che alla fine in qualche modo si risolvono. La viola a volte vince, a volte perde. Qualche exploit, qualche defaillance, ma sempre lì, in Serie A. Certezza, in un presente incerto.
O forse è solo sperare illusoriamente, al meraviglioso motto “Si pole!“, di ribaltare il Siviglia al ritorno?
di Mirko Petrini
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Redazione LaViola.it