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Articolo del tifoso – Una nuova identità

Commisso Fiorentina

Marco analizza il momento della Fiorentina. E ritiene necessario dare una svolta per iniziare a costruire l’identità della squadra sul campo

L’Olimpico di Roma, il teatro dell’ultima, cocente, sconfortante sconfitta; le parole di Rocco Commisso in occasione del rendering del progetto del Viola Park con le quali ha invocato calma per la costruzione di un organico in grado di competere per grandi traguardi dopo le incalzanti domande dei giornalisti presenti; perché no, anche quella sua abitudine affabile di terminare le frasi con espressioni slang come “okay?” e “ya know?”. 

Tutti indizi coincidenti che hanno portato il pensiero ad un brano dei Morcheeba, band britannica degli anni ’90, intitolato “Rome wasn’t built in a day”: ed è proprio quella Roma metaforica citata dal gruppo musicale che incontra, ancora metaforicamente, il percorso a lungo termine che la Fiorentina ha già intrapreso da ormai più di un anno per diventare grande. Con la felice deduzione che anche la Fiorentina che tutto il Popolo viola vorrebbe non potrà essere costruita in un giorno.

Il tempo necessario per completare questo percorso è, ovviamente, influenzato dalle scelte che si compiono in itinere, siano esse di tipo tecnico, gestionale, infrastrutturale, politico e via così. La traiettoria ascendente che la squadra pareva aver imboccato nel finale della scorsa stagione, seppur anomala, dopo le recenti prestazioni sembra essersi bruscamente interrotta se non addirittura invertita.

È assolutamente impossibile pretendere che ogni singola scelta venga azzeccata, anche gli sbagli determinano una crescita, ma è utile analizzare quello che non ha funzionato nel momento in cui ci si accorge che non sta funzionando per non ripeterlo: e non c’è caso migliore di questo.

Partendo dai fatti, è innegabile che questa squadra per come gioca, per come si esprime, per come subisce qualsiasi tipo di avversario, per come non riesce a reagire, non soddisfa nessuno. Non piace ai calciatori mostrarsi così, non piace all’allenatore e al suo staff questa sorta di impotenza nel trasmettere le loro idee di calcio e non piace alla dirigenza e al presidente vedere la loro “creatura” così spaesata e sconclusionata di fronte a quello che dovrebbe fare meglio, giocare a calcio.

Da questo punto di vista sono già confutate le malelingue di chi afferma che ci sia qualcuno che rema contro, perché nessuno, anche se lo fa volontariamente, gode di questo autolesionismo.

Quindi c’è qualcosa da cambiare? A parer mio sì. Dove cambiare non significa colpevolizzare ma prendere atto che ci vuole qualcosa di diverso per tornare a crescere, per il bene della squadra.

Il pensiero, automaticamente, corre ad una delle più famose regole non scritte del mondo del calcio ovvero che “il primo a pagare è sempre l’allenatore”. Regola che vale soprattutto perché durante una stagione sportiva non si può e non si deve fare altrimenti.

Non so se l’attuale guida tecnica verrà sollevata dall’incarico, non so se verrà presa questa decisione né tantomeno se potrà rivelarsi giusta. Ed è impossibile prevedere se sarà una scelta giusta affidare l’incarico alla persona che lo erediterà.

Ma ritengo necessario chiedersi: una squadra ambiziosa, che sta edificando una nuova identità dopo l’avvento di una nuova dimensione societaria, può permettersi il lusso di non costruire niente in campo? La risposta, a mio avviso, è assolutamente no.

Con i valori che la rosa attuale può esprimere è obbligatorio scendere in campo e giocare a calcio: un calcio che sia l’espressione della volontà, senz’altro presente in società, di farsi riconoscere, di avere una cifra tecnica che non sarà infallibile ma che connoterà la Fiorentina. Una Fiorentina che scende in campo e sa cosa fare e come cercare di imporlo agli avversari.

Allo stato attuale mancano queste basi identitarie e non mi posso permettere certo di addossare colpe o responsabilità a nessuno, ma è diventata impellente la necessità di intervenire.

In un mondo calcistico in cui chi attacca vince e chi vince continua ad attaccare, non è possibile assistere a giocatori che si sono affermati nei loro ruoli, essere sacrificati per un famigerato equilibrio che viene minato da queste stesse scelte. Scelte che vengono prese per adattarsi e non per imporsi, per conservare e non per costruire.

In una modernità calcistica in cui il pensiero è rivolto all’andare incontro all’avversario per sopraffarlo, è dura vedere calciatori offensivi, che in questa Fiorentina abbondano, abbassare il loro raggio d’azione a discapito delle loro qualità.

È difficile vedere un calcio europeo, compreso quello italiano, in cui realtà inferiori a quella della Fiorentina, hanno comunque una proiezione costruttiva del proprio stile di gioco piuttosto che la ricerca di smantellare l’impianto dell’avversario: ne sono esempi le ultime squadre che la Fiorentina ha affrontato come Udinese, Padova, Spezia. Formazioni tecnicamente inferiori ma che hanno imposto la loro idea di calcio e che, nelle difficoltà preferiscono andare fieri di quello che costruiscono in campo invece di vergognarsi per quello che subiscono. E che valorizzano “in avanti” le loro capacità invece di adattare “all’indietro” ali a tutta fascia, esterni offensivi a mezze punte o mezze ali a schermare davanti alla difesa.

Da tifoso viola, sono conscio che questa squadra non è ancora pronta per i traguardi che noi tifosi sogniamo, ma sono anche conscio che non li pretendiamo.

Vogliamo una squadra di cui andare fieri anche nelle sconfitte, una squadra con un’identità che ci contraddistingue, una squadra che rispecchi le nostre ambizioni e che metta tutto quello che ha in campo per agguantarle, senza risparmi o sacrifici.

Per concludere, cambiare non significa eliminare chi non è all’altezza ma sostituire chi non è adatto ma conserva comunque la propria indiscussa professionalità che non manca a nessuno all’interno della famiglia viola.

Anzi, da tifoso, per me è doveroso ringraziare Rocco in primis ma anche tutta la famiglia viola per la vitalità che ci ha donato fin dal suo arrivo a Firenze e la presenza continua a cui non eravamo più abituati, senza dimenticare tutto quello che, di fondamentale, sta facendo per la città.

Però è altrettanto necessario dare una svolta ed iniziare a costruire la nostra identità sul campo, per cui le risorse tecniche attuali certamente non mancano.

Sempre Forza Viola!

di Marco Fini

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