Articolo del tifoso – Non è tutta colpa di Chiesa

Luca ‘scagiona’ parzialmente Federico Chiesa per il suo passaggio all’odiata Juventus. E critica invece le mosse della società viola

“Chiesa ha lasciato la Fiorentina“, “Il giovane esterno ha lasciato la viola per accasarsi nel club più prestigioso e titolato d’Italia“, “Il figlio d’arte lascia Firenze” e così via… Non importa avere i social per immaginare le ingiurie e le geniali invenzioni linguistico-infamanti che tifosi e calciofili si stanno inventando per sfogare la rabbia dopo la cessione di Federico Chiesa all’acerrima nemica di Torino. Tutte chiacchiere, nessuna vera contestazione, fatta eccezione per il cartellone firmato 1926 apparso nella notte.

Ma non è questo il punto. Federico Chiesa è un ragazzo che gioca alla Fiorentina da quando aveva 10 anni. La sua storia recente la conosciamo tutti. Il 20 agosto 2016, a 18 anni e 10 mesi, esordisce in prima squadra e in Serie A, nella partita della prima giornata di campionato persa per 2-1 a Torino contro la Juventus. Contro la Juve. “La Juve nel destino del giocatore [..]” scriverebbe qualche testata giornalistica sportiva. Ma la verità è che questa è solo una coincidenza. Il suo futuro non era già scritto. Lo ha scritto in questi quattro anni e lo sta scrivendo adesso. 

In pochi lo conoscono davvero a Firenze. Soltanto i suoi compagni di classe, i suoi amici, i compagni di squadra, lo staff viola. In pochi sanno chi è davvero Federico Chiesa. In pochi conoscono il suo carattere, la sua personalità al di fuori del rettangolo verde. Eppure sembra chiaro a tutti il motivo principale che ha spinto il ragazzo a lasciare Firenze per accasarsi alla Juventus. I soldi. Quasi 5 milioni netti contro gli 1,7 milioni che guadagnava a Firenze. Inoltre Federico ha lasciato la Fiorentina perché giocare in una grande squadra è il sogno di ogni bambino; ha lasciato Firenze perché vuole vincere qualcosa con una società importante.

Federico ha iniziato la sua carriera coi professionisti nel 2016, quando il calcio professionistico era già da molto tempo più un business che uno sport. Lui e il suo entourage si sono mossi egoisticamente e oggettivamente secondo le dinamiche economiche del calcio moderno e sono abbastanza sicuro che molte persone che in questo momento lo detestano avrebbero fatto la stessa identica cosa. Lui se n’è andato perché ha l’ambizione di guadagnare molto di più vincendo per giunta qualcosa. La sua scelta è discutibile. Ma non possiamo biasimarlo, perché il calcio delle bandiere come Totti, Zanetti, Maldini, Antognoni, Scirea, Baresi, Buffon e chi più ne ha più ne metta, non esiste più. È stato ucciso dalle logiche di mercato e dalla pay-tv che noi tutti accendiamo la domenica seduti sul divano di casa.

Penso che Firenze non abbia mai veramente amato Federico Chiesa. E la scelta che ha fatto dimostra che neanche Federico si è mai veramente innamorato di Firenze e della maglia viola. Pertanto non mi sento di accusare un ragazzo che ha scelto di giocare in una squadra vincente con grandi campioni come Cristiano Ronaldo e allenata da signore del calcio come Andrea Pirlo. E personalmente penso che non finirà in panchina  accanto a Bernardeschi perché Pirlo darà a Chiesa tutto lo spazio di cui ha bisogno per crescere.

A dir poco discutibile è stata invece la gestione del suo trasferimento da parte della Fiorentina, la quale si è fatta imporre le condizioni dal procuratore di Chiesa ed è diventata niente di meno che la Findomestic della Juventus. L’aria sembrava cambiata con Rocco ma evidentemente il problema è rimasto lo stesso degli ultimi anni coi Della Valle: svendere – alle condizioni di chi compra – senza integrare la rosa con acquisti di livello pari o superiore. Perché Callejon, Borja Valero e Bonaventura sono ottimi giocatori se inseriti in una rosa già completa. Invece così, come prime linee, sono perfetti per l’ennesimo campionato anonimo della Fiorentina.

di Luca Di Ruberto