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Articolo del tifoso – Fiorentina, stato dell’unione

Tifosi Fiorentina

Il Violanauta commenta la situazione della Fiorentina all’apertura della sessione di mercato e a pochi giorni dall’inizio della nuova stagione

Settembre è arrivato. Settembre di un anno terribile, che vogliamo lasciarci alle spalle. E la vecchia malìa del calcio, di quella giostra milionaria che non ha saputo fare a meno di ripartire neanche nell’anno del Covid, è pronta a tornare ad intontirci con il suo incantesimo ammaliante, ad accogliere salvifico la nostra richiesta di stordimento.

Se qualcosa però non si è mai fermato, queste sono le chiacchiere sullo sport più popolare del Belpaese e la voglia di parlare della nostra amata Viola. Mi sarà concesso allora di condividere un pensiero sullo stato dell’unione della Fiorentina.

Tralascio le questioni stadio e centro sportivo perché, per quanto cruciali siano per le sorti e le ambizioni future del club e quindi per le gioie di noi tifosi, proprio non riescono ad appassionarmi. Sarà che non apprezzo la politica politicante e il suo vuoto affaccendarsi, le sue retoriche, le chiacchiere e le prassi infruttuose di tutti i soggetti coinvolti. Sarà che continuo a pensare che il calcio rimanga essenzialmente una questione, almeno in parte, slegata dal discorso infrastrutture (come tempo fa scrivevo su questo sito). Si possono, e si devono, costruire squadre forti, in attesa di svolte sui fronti stadio e centro sportivo; e questo lo si fa investendo bene, sugli uomini giusti, nei ruoli chiave, avendo un progetto chiaro in mente. E ad oggi non è chiaro se e quale sia questo progetto. Sono, per esempio, sempre stato fortemente critico nei confronti del lavoro svolto da Corvino dalla sua seconda esperienza da ds viola fino al suo esonero; ma se c’è un concetto che è stato generalmente male interpretato dai suoi detrattori questo è quello di plusvalenza. Nel calciomercato, soprattutto in epoca di fair play finanziario, conta più che mai spendere bene: comprare a poco e vendere a tanto. E da troppi anni, chi si occupa di mercato per la Fiorentina, a partire dallo stesso Corvino, ha speso male. E ci ritroviamo una squadra piena di esuberi, che non hanno mercato perché inappetibili.

CAPITOLO CHIESA. Ormai penso che sia chiaro a tutti che la scelta di trattenere Chiesa controvoglia, quando c’era un accordo di cessione già definito, è stato un errore: un errore di Commisso – “Non voglio che sia il mio Baggio” – disse Rocco. Qualcuno avrebbe dovuto ricordargli che però Baggio non voleva andarsene; mentre Chiesa aveva già testa e cuore a Vinovo. E la responsabilità sarebbe sempre stata imputabile alla vecchia proprietà, al netto di comode smentite tardive (e poco credibili) di don Diego. Oggi, il buon Rocco sembra aver imparato la lezione; ma adesso Juve o Inter, complice anche la scusa dei mancati introiti causa lockdown, potranno bussare, portando una dote molto meno consistente che in passato. Ed è un peccato, perché quei soldi avrebbero sbloccato un mercato estivo in entrata che, ad oggi, deve ancora iniziare.

Per quanto riguarda la squadra: sarò io troppo ottimista, ma continuo a pensare che abbiamo un gruppo pieno di elementi che non hanno ancora espresso a pieno il loro potenziale. Almeno per ora, i pezzi più pregiati sono rimasti. E ci sono un Kouame, un Duncan e soprattutto un Amrabat in più. E si può dire quello che si vuole, ma prima del cambio proprietà anche giocatori così erano diventati intrattabili per la Fiorentina.

Infine, l’allenatore: in un mio articolo sulla sconfitta contro il Sassuolo espressi contrarietà sulla possibilità di una sua riconferma. Non ho cambiato opinione sul mister, ma stavolta voglio chiudere con una riflessione: nel calcio di oggi si fa largo uso, e abuso, della parola “progetto. Quando si progetta una casa, lo si fa con l’idea che prima o poi questa andrà costruita ed infine consegnata ai suoi abitanti. Ma una squadra è un cantiere sempre aperto: si gioca stagione dopo stagione, i contratti dei giocatori scadono, i procuratori intrigano ed i calciatori… vanno e vengono. Nel calcio non contano i progetti, ma gli obiettivi stagionali del club (a proposito, per la prossima stagione, il nostro obiettivo qual è?). Al progetto ho sempre preferito la pianificazione e la continuità. Le squadre più forti, lo sono diventate ponendosi obiettivi nel breve, medio e lungo termine; lavorando con un allenatore ed un ds scelti per dare continuità alla crescita di rendimento e di ambizioni, stagione dopo stagione; cercando di trattenere gli uomini migliori, quando c’erano i presupposti; puntando a realizzare plusvalenze, quando non c’erano.

Io a Beppe voglio bene, perché è uno di noi; e anche se continuo a dubitare che la sua idea di calcio sia adatta a a coltivare ambizioni europee, riconosco che è una persona estranea a quel jet set del calcio nostrano che considera l’accesso all’alta classifica, e la conquista dei trofei, delle mere questioni di blasone. La possibile scalata al calcio che conta Iachini se la merita, perché è un premio ad una carriera da outsider, ad una salvezza tranquilla ottenuta nel finale della passata stagione, grazie soprattutto al suo imprinting; è la scalata che ci auguriamo possa tornare a tentare la nostra Fiorentina. Perciò, dico: “Forza Beppe“, l’uomo della continuità.

Il Violanauta

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