Beppe, abbonato viola dal lontano 1965, riflette sul messaggio lanciato dai gruppi della Curva Fiesole ai Della Valle nei giorni scorsi
I sedicente gruppo 1926, alcuni minuti dopo la sentenza Tas – sentenza alla quale la Fiorentina (e l’Atalanta) potevano solo assistere da fuori – non ha perso l’occasione per stilare un comunicato contro la proprietà attuale della Fiorentina.
Le motivazioni di questo gesto sono, almeno per chi scrive, del tutto incomprensibili. La domanda è: chi deve “decidere” la conduzione di una qualunque società (comprese le società di calcio)? La risposta è ovvia: chi ne possiede la proprietà. Sia esso un singolo individuo (ad es. a Napoli o Palermo), sia esso un Fondo internazionale (Milan), sia esso il popolo dei tifosi (Barcellona).
I tifosi, il pubblico, il popolo sportivo possono esprimere il proprio parere, dare suggerimenti, palesare indicazioni, esternare sentimenti, purché nei limiti del conviver civile e senza iattanze enfatiche. Soprattutto, più di ogni altra cosa, chi ha veramente a cuore le sorti della squadra dovrebbe, al di là di una sterile contestazione, un’indicazione positivamente costruttiva.
Contestare i presidenti è, purtroppo, uno sport assai diffuso, specialmente a Firenze. I miei capelli bianchi mi ricordano le critiche a Baglini (prima dello scudetto!!!) perché aveva venduto Albertosi e Brugnera, le critiche a Baglini (dopo lo scudetto!!!) perché non aveva acquistato Altafini (allo scopo di far bene nella Coppa dei Campioni). Erano allora critiche in buonafede da parte di sportivi che poi, in occasioni pubbliche, ne riconobbero l’eccesso.
E non voglio ricordare le critiche a Pontello in occasione della vendita di Baggio o a Cecchi Gori per tutto quel che sappiamo. Perfino il povero Baretti non fu escluso dalle contestazioni (credo perché considerato di sentimenti bianconeri). Eppure Pontello ci ha portati al quel (famoso) secondo posto (“meglio secondi che ladri“) e Cecchi Gori ci ha regalato sette anni di Batistuta. I tifosi, se equilibrati, dovrebbero mettere sul piatto della bilancia sportiva le cose positive e quelle meno positive.
In entrambi i casi che ho ricordato, chi contestava poteva sempre dire che c’era alle viste un successore (Cecchi Gori per il dopo Pontello e sicuramente qualcuno dopo un fallimento).
Ma adesso c’è qualcuno che intravede un “dopo Della Valle”? A fine giugno 2017 la società è stata ufficialmente messa in vendita. Qualcuno ha avuto notizie di possibili acquirenti (al di là di venditori di tappeti o di procacciatori di facile pubblicità a sé stessi)? Le vicende del Milan, del Palermo, del Parma, della Roma, del Bologna dovrebbero pur indicare una certa cautela. La frase “Chiunque possa venire sarà sempre meglio di questi ” non è neppure degna di essere commentata pregna com’è di sprovvedutezza e superficialità.
I Della Valle avranno pur mille difetti ma da 17 anni siamo sempre stati in una classifica fuori dalle preoccupazioni (e lo dice chi ha visto Brizi e Salsano salvarci agli ultimi minuti di campionati pieni di sofferenza), abbiamo fatto tre partecipazioni alla Champions. Come percettori di diritti televisivi, come marketing, come presenze allo stadio siamo dall’ottavo al decimo posto fra le squadre di Serie A. Ogni posizione prima dell’ottavo posto deve essere, per noi, un obiettivo e una conquista.
Se pur arrivasse un emiro, dal cuore viola e dal portafoglio gonfio, può essere il benvenuto ma siamo certi che non verrà contestato (perché “non fiorentino”, perché, come ebbe a dire Niels Liedholm, a Firenze sul 3-0 fischiano perché vogliono il quarto goal)?
Non è obbligatorio andare allo stadio ma chi ci va dovrebbe tener conto che non è il solo ad andarci e la protesta non costruttiva, inane e ripetuta, dà fastidio a chi non la pensa nello stesso modo. A me non piacciono i film dell’horror ma non vado nelle sale cinematografiche che li proiettano a dire che sono brutti, semplicemente non ci vado.
di Beppe, abbonato dal 1965
Di
Redazione LaViola.it