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Facile (si fa per dire) per un attaccante conquistare la ribalta a suon di gol. Che poi è altrettanto vero l’esito inverso in assenza di questi gol. Ma quanti centrocampisti ci riescono facendo leva solo (sempre per dire) sulla qualità del proprio gioco? Non molti. E Arthur è uno di questi, adesso che in maglia viola è (quasi) nella sua miglior versione. Con un valore: si è imposto e ha sconfitto gli scettici. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.
CONQUISTA
Intanto, nelle 12 partite finora disputate dalla Fiorentina ha sommato 8 presenze con 523 minuti in campionato (6 da titolare, 2 subentrando). E 4 presenze con 274 minuti in Conference League (3 da titolare, 1 subentrando). Per chi nella scorsa stagione non aveva praticamente mai giocato a Liverpool (appena 13 minuti – sì, 13 minuti – in Premier League, più 243’ tra squadra B “Reds” e Coppa minore) a causa di reiterati problemi fisici, questo è di per sé un risultato evidente a livello personale.
Ma più significativo è il modo in cui Arthur l’ha ottenuto. Dando un grande contributo alla causa e al terzo posto della squadra di Italiano, con un calcio lineare e concreto. A base di tecnica (sopraffina) e visione di gioco, il tutto condito da una personalità che diventa scelta quando c’è da prendersi una responsabilità. Il pallone lo vuole anche se è marcato per trasformarlo in idee e per mettere in atto quello che gli chiede Italiano nell’impostazione.
Con tanti tocchi nella metà campo della Fiorentina, senza per questo dimenticare la fase difensiva in cui si nota per l’intelligenza tattica a limitare il raggio d’azione del suo dirimpettaio. Così Arthur si è preso la Fiorentina giorno dopo giorno, settimana dopo settimana.
RIFINITORE
E a Napoli domenica scorsa ha toccato probabilmente il punto più alto di questo suo breve ma già intenso percorso viola. Giocando la miglior gara per contenuti e capacità di incidere sullo sviluppo della manovra. Sbagliando poco o niente, soprattutto limando quello che spesso finora è stato il suo limite no, però di certo il suo punto meno spiccato: alzare il coefficiente di difficoltà delle giocate.
I numeri dicono che Arthur è pronto ad essere decisivo anche nella fase realizzativa della squadra. Ben oltre quell’unico assist al momento (per il gol di Duncan contro il Lecce) a corredo delle 12 presenze. 60 i passaggi riusciti con il 92 per cento di valore positivo sui passaggi tentati hanno rappresentato il top dentro la Fiorentina al “Maradona”. 36 i palloni giocati in avanti riusciti e i 15 passaggi riusciti sulla tre-quarti a fare dell’ex Barcellona e Juventus.
Così Arthur è stato il più efficace tra tutti i calciatori di movimento schierati dai due allenatori in queste voci specifiche e fondamentali. Da qui alle verticalizzazioni il passo è breve. Italiano ha già trovato il regista e presto potrebbe trovare un altro rifinitore. Oltre a quello che già c’è e si chiama Bonaventura. Sempre Arthur, due in uno.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
														
Di
Redazione LaViola.it