Il brasiliano ha detto di trovarsi benissimo in viola: ma il riscatto e soprattutto il suo ingaggio sono fuori dai parametri viola
Sessanta palloni giocati in Fiorentina-Monza, 36 palloni giocati in avanti riusciti, 48 passaggi, 92 per cento di passaggi tentati/riusciti (che è anche la percentuale relativa all’intero campionato), 6 recuperi. Numeri importanti, numeri che qualificano una prestazione, numeri non nuovi per Arthur, ma stavolta con un’aggiunta che fa la differenza. Il gol segnato (primo con la maglia viola), con tre tiri e due occasioni, per il sorpasso sul Monza a un quarto d’ora dal termine. Scrive il Corriere dello Sport-Stadio.
Gol bellissimo, che non guasta mai nell’aggiunta dell’aggiunta. Se è presto o tardi per aver (ri)trovato il vero Arthur è riflessione che un calciatore con queste qualità ovviamente si porta appresso, ma il discorso che conta davvero è un altro. A Italiano interessa avere questo Arthur nel momento in cui la Fiorentina sta per disputare la finale di Conference League.
FELICITA’ DOPPIA
Motivo anche per il quale l’allenatore siciliano lunedì sera era così contento e la vittoria rappresentava solo una componente della sua felicità. Il sorriso che gli incorniciava il viso da qua e là, e non gli succede spesso specie nel dopo-partita quando l’adrenalina del campo lo tiene per un po’ dentro una capsula agonistica difficile da penetrare, era per il gol di Arthur e, forse ancora di più, per lo scambio di sorrisi con il suo calciatore nell’incrocio in corridoio tra le varie postazioni stampa.
Lo stesso sentimento che ha ovviamente attraversato ogni fibra del centrocampista brasiliano, sospeso per tutta la sua stagione tra la soddisfazione di aver ritrovato la continuità atletica che gli mancava almeno da due anni e l’insoddisfazione del professionista iper-scrupoloso e ipercritico che sposta sempre più in là il traguardo personale a favore del gruppo. Ma che tra la Fiorentina e Arthur sia stato un rapporto ottimo non c’è margine di dubbio.
PRESTITO E RISCATTO
Verbo al passato, perché la stagione è ormai arrivata in fondo e perché – cosa nota – a giugno scade il prestito oneroso dalla Juventus (due milioni+due di bonus raggiunti), che tra l’altro si è accollata tutto l’ingaggio fino al 2026 da 6,5 milioni lordi (4,5 netti) del calciatore sudamericano dopo averlo girato al club viola.
Condizione questa da sommare ai 20 milioni (pagabili in tre esercizi) che servono per riscattare Arthur, spinta a farlo la Fiorentina dalla continuità atletica (45 presenze complessive, così suddivise: 31 in Serie A, 10 in Conference League, 3 in Coppa Italia, 1 in Supercoppa), grazie anche a un gestione fatta da Italiano e dal suo staff con il bilancino del farmacista per salvaguardare un gioiello puro ma fragile (per ritrovare Arthur a questi livelli bisogna risalire al suo primo anno di Barcellona nel 2018-19 con 44 presenze complessive) e alla fine anche di rendimento.
Forse senza picchi, però raramente sotto la linea della sufficienza. Tanto che uno si fa una domanda e prova a darsi una risposta e non perché lunedì sera c’era Marzullo spettatore al Franchi. Proprio da escludere il riscatto da parte della Fiorentina? A queste condizioni sì. Per questo Arthur tornerà alla Juventus. Ma non è detta l’ultima parola. «Io a Firenze sto bene». Significa molto in una trattativa.

Di
Redazione LaViola.it