Editoriali
Che arrivi o meno, De Rossi è l’emblema del cambio di filosofia di chi fa il mercato viola. Spese pazze? No. Va evitato il ‘caso’ Milan
Cambia la filosofia di chi fa il mercato della Fiorentina. De Rossi ne è l’esempio. E sugli investimenti va evitato di fare come il Milan
Che arrivi o meno Daniele De Rossi alla Fiorentina, perché ancora non è chiusa al cento per cento la possibilità che DDR prenda la via di Firenze, l’operazione per l’ex capitano della Roma è l’emblema del cambio di filosofia di chi conduce e condurrà il calciomercato della Fiorentina. Meglio investire 3 milioni (lordi) per un ingaggio di un De Rossi che la stessa cifra per un carneade qualsiasi come Norgaard. Una follia per l’ex direttore sportivo viola, perché se Norgaard, che è solamente preso ad esempio, non rende lo si può rivendere a mettere a bilancio più o meno la stessa cifra. Se invece un calciatore come De Rossi, sbaglia la stagione, quei 3 milioni li hai sostanzialmente persi.
Oltre, ovviamente, al discorso anagrafico. Perché se Pradé guarda più all’aspetto tecnico, Corvino ha sempre guardato più a quello economico. E già il solo averci provato, comunque vada a finire, a prendere De Rossi, è esattamente ciò che farà la nuova gestione. Meno rigidità sui conti, ma più ragionamenti calcistici. Se piacciono Zapata e Simeone, non si sceglierà più l’argentino solamente perché prenderà meno di ingaggio. Ma anche questo è solamente un esempio. Perché poi tutti possiamo sbagliare. Ma farlo solo per risparmiare qualche centinaia di mila euro di ingaggio e ritrovarsi a dover rimpiangere quelle scelte non sempre fatte pensando ad un discorso tecnico/calcistico, è avvenuto troppo spesso negli ultimi anni.
Qualità senza risparmio, andrà dunque a sostituire il risparmio senza qualità come diktat operativo. Senza follie, ovviamente. Perché l’esempio del Milan è lì a ricordare che ci sono delle regole a livello europeo e di fair play finanziario (anche se spesso applicate un po’ arbitrariamente). E’ vero, la Fiorentina non fa le coppe al momento, e ha i bilanci precedenti perfettamente in ordine. A differenza dei rossi esorbitanti messi in serie dai rossononeri. Ma…c’è un ma.
Da quando è cambiata la proprietà, tra Elliot e quella cinese, il Milan ha dilapidato una valanga di milioni perché mosso dalla volontà di entrare in Champions subito. E per farlo ha investito malissimo, anche a causa della eccessiva fretta. Kalinic pagato 30, André Silva 38, Biglia 17 a un anno dalla scadenza, etc. E ha continuato a sbagliare lo sbagliabile. E adesso ne paga il conto.
E gli introiti sappiamo bene essere diversi tra Fiorentina e Milan. E per questo non serve assolutamente fretta nelle mosse di Pradé. Perché se sbagli tu Fiorentina rientrare si fa ancor più difficile. Anche se Commisso, con grande probabilità, potrebbe nei prossimi mesi andare a parlare proprio con l’Uefa per trovare una via di investimenti condivisa.
I piani, il budget, ancora non sono né chiari né ufficiali. Ma le intenzioni sono molto intriganti. E adesso, con l’inizio ufficiale del mercato, ci sarà di che ben sperare. Così come sulla permanenza di Chiesa. Commisso lo vuole tenere a Firenze. E presto ci parlerà. O affiderà il tutto a Barone. Non lascerà che tutto si silenzi senza un chiarimento. Anche perché nessuno dal fronte Chiesa ha smentito le voci di intese di massima con la Juventus. Al di là delle parole di Diego Della Valle, che bissano un comunicato pre-vendita ormai lasciano il tempo che trovano.