Firenze torna a prendere una boccata d’ossigeno, Mirallas è il migliore e Simeone prima segna, poi zittisce i tifosi. E infine si scusa.
Il calcio da queste parti si è parecchio imbruttito, ma quando arrivano i tre punti uno li prende, se li abbraccia e ci si riscalda il cuore, scrive La Repubblica. Questa specie di derby della FiPiLi serviva a questo, a scollarsi dalla pochezza di un autunno senza allegria. La vittoria alla Fiorentina mancava dal 30 settembre. Troppi pareggi e giocatori in crisi esistenziale. Su tutti Simeone, tre gol in quindici partite. Numeri da difensore centrale. Stavolta l’argentino diventa protagonista: assist per Mirallas, il gol del due a uno e poi quel ditino sul naso per zittire chi lo aveva criticato. Un gesto sopra le righe per un centravanti arrivato al quarto gol. Inutile dare addosso a un ragazzo che non si è saputo controllare dopo essere piombato in uno strano abisso fatto di buio e di errori figli della confusione interiore. Ma chiedere scusa era l’unico modo per non trascinare l’episodio. E il giocatore l’ha fatto.
SEMPLICITA’. Il resto è una Fiorentina approssimativa ma con molta volontà addosso. Il suo calcio è didascalico e tecnicamente involuto. Non è un caso se Mirallas è stato il migliore, e anche l’unico che sapeva dove correre. Aver affiancato il belga a Simeone (nel 3-5-2) è stato il modo in cui Pioli ha cercato di uscire dall’apatia offensiva. Le assenze a centrocampo hanno aperto la porta all’esordio di Norgaard al posto di Veretout. Il giudizio? Niente di che, giocate semplici con passaggi di due o tre metri. Personalità da registrare. Se fino a oggi il danese è rimasto in panchina una ragione c’è. A Milano rientreranno i titolari.
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Redazione LaViola.it