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Antognoni: “Risolte le incomprensioni con la Fiorentina. Ho un rimpianto…”

Antognoni

Le parole dell’Unico Dieci, ora dirigente dell’Under 21: “Invito dalla società per il Centenario? Non dipende da me”

«Ve lo assicuro, per me è ancora davvero come quando giocavo. Le stesse sensazioni, le stesse emozioni. Esco di casa la mattina e fino a sera la gente saluta e sorride, mi chiedono autografi e selfie. È come giocare una partita che non finisce mai. Magari ho vinto poco, ma l’affetto di Firenze compensa tutto il resto». Parla così Giancarlo Antognoni in un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

E’ sempre rimasto a Firenze. «Mi hanno corteggiato tante società, ma non ho rimpianti. Rifarei esattamente quello che ho fatto. Ogni mia decisione è sempre sofferta, ma non mi pento mai. O meglio, un rimpianto ce l’ho, anche se sono campione del mondo, non sono riuscito a far vincere di più la Fiorentina».

Manca lo scudetto del 1982… «L’avremmo meritato, quella era una squadra moderna, giocava un gran calcio. Purtroppo sono rimasto fuori 15 partite per il terribile scontro con Martina del Genoa e, senza nulla togliere a chi mi ha sostituito, credo che con me quei due punti in più che servivano li avremmo fatti».

Ha rischiato di morire sul campo e rimpiange lo scudetto… «Penso a quanto avrebbe goduto Firenze, alla gioia, alle lacrime, alla follia. Avrei dato la felicità a migliaia di persone e non ci sono riuscito».

A settantuno anni, chi è Giancarlo Antognoni? «Un uomo felice».

Merito del calcio? «Il calcio mi ha dato tanto. Tutto. La notorietà, i soldi, gli affetti. Ho una bellissima famiglia che sento sempre vicina e mi ha sostenuto nei momenti di difficoltà. Ho fatto quello che ho sempre desiderato: giocare al pallone».

Una grande storia d’amore con i viola. «L’anno prossimo la Fiorentina compirà cent’anni, cinquanta sono i miei».

A proposito, la inviteranno? «Non lo so, per i novanta c’ero. Non dipende da me, se mi chiameranno vedremo. Abbiamo risolto le incomprensioni».

La Federcalcio l’ha chiamata… «Fare il capo delegazione dell’Under 21 è gratificante. Stare insieme ai giovani mantiene giovani e non è la solita banalità. Vedere crescere i talenti, stimolare l’energia dei ragazzi è un compito importante. Mi rivedo nei loro sogni e loro sanno la mia storia».

Meglio adesso o quelli della vostra generazione? «È un mondo diverso. Oggi i ragazzi sono più maturi e consapevoli di quanto non fossimo noi. Sono cresciuti più in fretta anche per le tecnologie. Noi eravamo più ingenui, ma giocavamo per divertirci e questo ci dava una grande felicità»..

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