Batistuta è stato l’ultimo grande centravanti della storia, un nome che è diventato sinonimo stesso di un ruolo e del numero cucito sulla sua schiena
Uscito lo scorso 5 maggio per la collana di letteratura sportiva “vite inattese” della casa editrice 66thand2nd, Andrea Romano ha dedicato il suo ultimo libro a quello che è stato forse il più grande attaccante della storia viola. Prima che il nove diventasse «falso», prima che l’attaccante diventasse lo spazio, l’area di rigore era il regno del centravanti, il territorio di caccia dell’attaccante vero. Forte fisicamente ma non necessariamente dotato di tecnica sopraffina, il 9 aveva un solo compito: buttarla dentro, in un modo o nell’altro, con grazia o malagrazia, con il destro o il sinistro (o con qualunque altra parte del corpo), con potenza o prepotenza, o anche con astuzia. Ma il gol doveva arrivare. E Gabriel Omar Batistuta è stato l’ultimo grande centravanti della storia, un nome che è diventato sinonimo stesso di un ruolo e del numero cucito sulla sua schiena.
Faccia da Gesù Cristo e criniera da Re Leone, l’argentino ha lottato per non estinguersi in un calcio ormai diverso, non più innamorato di punte che usavano le gambe come clave per abbattere la porta avversaria. Batigol ha vinto e ha perso, soprattutto ha lottato fino alla fine della sua carriera e il suo mito ha attraversato due decenni per arrivare intatto fino ai nostri giorni.
L’AUTORE. Andrea Romano è nato a Roma mentre Marco Van Basten debuttava con la maglia dell’Ajax. Giornalista, racconta lo sport per Il Foglio, Il Fatto Quotidiano e Esquire. Ha scritto, fra gli altri, Cantona. The King (Giulio Perrone, 2016) e Ibra. Essere Ibrahimović (Diarkos, 2022).
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Redazione LaViola.it