Rassegna Stampa
Ancora Venuti: “Per giocare al Franchi è un sogno. Tanti sacrifici: il ricordo di mio nonno…”
Il terzino della Fiorentina ha fatto tutta la trafila nelle giovanili per arrivare in prima squadra. Uno su un milione che ce la fa
«Penso ai sacrifici prima di tutto. La vita per me non è stata semplice. Venivo in treno da Incisa, anche per studiare. Ho avuto la fortuna di avere la famiglia e gli amici che mi hanno supportato». Lorenzo Venuti, 25 anni, laterale destro della Fiorentina. Uno, su un milione, che ce l’ha fatta. Col viola cucito addosso, da quando aveva 9 anni. Così si racconta a La Repubblica.
SACRIFICI. Come è stata la sua vita nel settore giovanile? «Nei Pulcini ero con altri 34 ragazzini, divisi in due squadre coi mister Carobbi e Merlo: in Primavera sono arrivato solo io. A livello emotivo, da piccolo, non è semplice. Venivo riconfermato anno dopo anno e vedevo passare tantissimi ragazzi intorno a me. Si tende a vedere il lato bello della vita di un calciatore ma è soltanto la punta dell’iceberg: sotto c’è una marea di sacrifici».
INIZI. Come ha iniziato a giocare a calcio? «Ero molto gracile, così ho provato col nuoto. Poi mio nonno Cesare, unico grande appassionato di calcio in famiglia, venne a mancare. Avevo 7 anni. Iniziai a giocare a calcio per lui. Per ricordarlo. Gli sarebbe piaciuto vedermi giocare».
GENITORI. «Ne ho visti tanti perdersi per colpa dei genitori. Una volta ricordo che mister Merlo fermò un allenamento e disse ai genitori in tribuna: “Siete la rovina di questi ragazzi”. A volte credono di avere in casa il nuovo Baggio, riempiono i figli di pressioni».
REALITY. Un esempio di ragazzo che poteva sfondare? «Leonardo Costanzo, stessa mia età. Qualità immense, tecnicamente fortissimo, però questo non basta, ora gioca in Eccellenza. Il programma che facemmo con Mtv (” Calciatori – Giovani Speranze”, anno 2012, ndr) è stato crocevia per tanti ragazzi a livello di testa. Lì si è vista una netta differenza tra chi si è lasciato abbindolare da un po’ di successo e di fama e chi, invece, è rimasto sul pezzo e ha pensato solo a giocare a calcio».
FIRENZE. Resterà sempre a Firenze? «Fin da bambino il mio sogno era quello di esordire al Franchi e sono riuscito a realizzarlo. Adesso devo dimostrare di poter stare in questa piazza».
NONNO. Ripensa ogni tanto a nonno Cesare? «Ti accorgi dell’importanza delle persone soltanto quando vengono a mancarti. Lo penso sempre quando gioco, spero di averlo reso orgoglioso di me in qualche modo».
