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Rassegna Stampa

Ancora Kean: “Ho scelto gli Azzurri, ma non dimentico il mio sangue ivoriano”

Moise Kean

“Un onore essere in competizione con Retegui. Mio figlio Marley mi ha cambiato. E a Firenze ho messo in pratica la fede”, ha detto l’attaccante

Campo e non solo. Tratta di tanti argomenti l’intervista (LEGGI LA PRIMA PARTE) a Moise Kean presente oggi sulle pagine del Corriere della Sera. A partire da quello del razzismo: “Il razzismo è dappertutto, in Italia e anche all’estero. Ho subito tante ingiustizie, soprattutto da piccolo“.

La Nazionale ritrovata. C’è la sfida all’ultimo gol con Retegui…
La Nazionale è un onore e essere in competizione con Mateo mi motiva ancora di più. Lui segna tanto, ma anche io so cosa posso fare“.

Ha scelto la maglia azzurra sin dalle giovanili…
L’ho scelta perché sono nato qui ed è giusto rappresentare il Paese in cui sei nato. Anche se il mio sangue è ivoriano e non lo dimentico“.

Crede in Dio, la fede l’ha aiutata?
Tanto, tanto. Quando ero piccolo mia mamma mi portava in chiesa, anche quando non volevo. Ora la ringrazio. E da quando sono alla Fiorentina, la fede l’ho messa ancora più in pratica“.

Perché adesso di più?
Perché ho deciso di cambiare molte cose. Ho smesso con un certo tipo di vita per sentirmi più libero mentalmente. Perché se trovi Dio trovi pace. Ed è quello di cui avevo bisogno“.

C’entra la nascita di suo figlio Marley?
Mi ha cambiato tanto. Lo adoro, penso sempre a lui, torno a casa, lo abbraccio e lo coccolo. Mi sento responsabile di un’altra persona. Mio padre non c’è stato per me e non voglio fare gli stessi errori. Non deve vivere quello che ho vissuto io“.

Ha inciso un disco, Chosen. Quando è cominciata la passione per la musica?
È cresciuta insieme al calcio. A volte giocavo a pallone, altre mi concentravo sulle sfide di rap. Questo disco è un messaggio: vuol dire che devi inseguire le tue passioni. Se hai talento devi farlo vedere e dimostrare che nella vita puoi farcela, e puoi fare anche due lavori“.

È la musica che l’ha fatta diventare amico con Leao?
No, il calcio. Ci siamo conosciuti nelle Nazionali giovanili, spesso eravamo nello stesso albergo e tra noi è scattato subito il feeling. Leao e McKennie sono i miei amici più cari in questo ambiente. Con Rafa ho dei progetti musicali a cui stiamo lavorando. McKennie invece tira fuori il bambino che è in me: ridiamo tantissimo, anche di cose stupide. Altrimenti la vita diventa triste“.

Il balletto dopo ogni gol?
Il griddy. Quest’anno lo faccio di più, ma lo facevo già a Torino. Festeggio così perché il gol è gioia e liberazione“.

La Juve è una realtà mondiale, la Fiorentina sta crescendo.
Il centro di allenamento alla Continassa è bellissimo e funzionale ma il Viola Park è qualcosa di meraviglioso. Perfetto per lavorare. In un ambiente così non puoi che fare bene. Bisogna fare un applauso al presidente Commisso, sta dando tanto amore alla Fiorentina“.

Due sconfitte dopo otto vittorie di fila: siete preoccupati? Dove potete arrivare?
Ho ottime sensazioni, stiamo facendo un bel percorso. Abbiamo fame e non ci vogliamo fermare“.

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