Sicuro sul futuro di Federico Chiesa, che resterà sicuramente a Firenze, a detta dell’ex proprietario della Fiorentina. Ultima partita? Imbarazzante
Ecco la seconda parte dell’intervista a Diego Della Valle al Corriere dello Sport (LEGGI QUI LA PRIMA PARTE): “La cessione a Commisso? Avete scritto, non voi, la stampa in generale, dei numeri sbagliati. Abbiamo messo Commisso nella condizione di fare meglio di noi. Presto capirete in che modo l’abbiamo fatto. Non scarichiamo la Fiorentina ad altri, io non amo vendere: ad Andrea è entrata nel sangue, ma anch’io sono un tifoso che non si perde una partita. Ricordo una frase di mia madre che purtroppo non c’è più. Una domenica c’eravamo ritrovati tutti a pranzo, come capitava e ancora capita spesso, e c’era la partita della Fiorentina. Dopo aver visto le nostre reazioni e assorbito la nostra tensione, ci disse: ‘Non capisco perché vi siate voluti rovinare anche le domeniche. Non ne avevate già abbastanza di problemi?’. Andrea la partita la soffre fisicamente. Quando non è a Firenze vede il primo tempo in tv, raramente un po’ del secondo, e poi comincia a camminare nervosamente in giardino, stacca il cellulare, non vuole essere informato. Anche mio figlio Filippo ha contratto la malattia, e di calcio ne capisce. Emanuele, che vive a New York, ha un figlio di dieci anni, Jack, che va a scuola vestito unicamente con magliette e materiale della Viola”.
Parole chiare su Federico Chiesa: “Deve restare e resterà almeno un altro anno. Io i contratti li rispetto e li faccio rispettare, Chiesa è centrale nel progetto Fiorentina sviluppato da Commisso. Lui non può presentarsi a Firenze senza Chiesa e lo sa bene. Se abbiamo scelto lui è perché siamo convinti di fare il bene della Fiorentina…”. A un certo punto diventa criptico… “Non voglio finire cornuto e mazziato, si segni questa. Presto capirà, capirete”.
Sull’ultima partita, proprio contro Cesare Prandelli: “L’ultima partita, quella col Genoa, l’ho trovata imbarazzante e non mi spingo oltre. Una non-partita. Posso comprendere la paura, ma non un atteggiamento come quello tenuto dalle due squadre. Svuotata, sì, la squadra era svuotata… Con Cesare avevamo trovato l’equilibrio ideale (sorride), la gente di Firenze amava lui e odiava noi, noi gli antipatici, lui quello simpatico. Ci stava. Quando ci dissero che aveva firmato per la Juve tenni duro. Cesare non sa che se arrivò alla Nazionale fu solo per merito di Andrea. Quando ci chiamò Abete io non l’avrei lasciato andare, Andrea mi convinse che era la cosa giusta da fare”.
Di
Redazione LaViola.it