Secondo scalino superato. Davide Astori e Federico Bernardeschi si avvicinano ad Euro 2016. Dallo stage al raduno pre-Europeo, si continua a fare sul serio a Coverciano, dove Conte oggi attende il gruppo ‘rinforzato’ dai reduci delle coppe nazionali (milanisti, juventini e parigini). Dalla lista dei 30 usciranno i 23 giocatori che poi partiranno per la Francia. Astori se la gioca essenzialmente con Ogbonna – che Conte ha avuto alla Juve –, dopo che Acerbi è stato ‘tagliato’ dal gruppo; Bernardeschi è invece stato inserito nella speciale categoria ‘Esterni’, ed è in ballottaggio con Zappacosta ma anche con i giocatori offensivi, vista la sua duttilità tattica.
Astori e Bernardeschi, due tocchi viola tra le maglie azzurre. Per qualcuno un orgoglio, per altri uno ‘spreco’ di energie. Firenze si divide, ancora una volta. Su un tema che storicamente fa molto discutere nella città di Dante, specialmente quando qualche giocatore viola, magari uno dei più rappresentativi, approda a Coverciano. Perché è facile, in annate come quella del 2014 in cui Prandelli non portò Rossi al Mondiale, oppure nel 2012, quando oltre a Prandelli c’era in campo quel Montolivo diventato ex viola da poche settimane, vedere tanti, tantissimi fiorentini e tifosi viola che non si interessano volutamente alla Nazionale, e che in molti casi tifano addirittura contro. Mentre altre volte, la contesa si fa più aspra. Come nel 2010, quando in panchina c’era il Lippi-bis ma in campo comunque Montolivo e Gilardino che avevano trascinato la Fiorentina in Champions qualche mese prima; oppure nel 2006, quando l’Italia volava verso il quarto titolo mondiale anche grazie alle reti di Toni-gol. Questo per restare agli ultimi anni, ma ovviamente la diatriba è storica. Che tocca i tempi di Baggio, fine anni ’80/inizio ’90, ma anche (in parte) Antognoni. È indubbio, però, che il tutto si sia accentuato negli ultimi anni. Quando la Nazionale è stata spesso sinonimo di ‘strisciati’, oppure di Lega Calcio, che da Calciopoli al Milan ‘spinto’ in Champions nel 2014 (proprio prima del Mondiale di Prandelli) è spesso stata disprezzata da molti tifosi viola (prima c’era stata invece la contestata finale Uefa contro la Juve nel ’90, ma anche il fallimento per molti voluto dal sistema-calcio). Tempi lontani, quando negli anni ’50 la Fiorentina contava nell’undici titolare dell’Italia dai 6 ai 9 giocatori ad ogni uscita azzurra.
Pro e contro, guelfi e ghibellini come su tutto, a Firenze. Ma il tema è molto caldo. Dal ‘Siamo italiani, giusto tifare azzurro’ al ‘Firenze capitale, Fiorentina la mia Nazionale’, come slogan storici. Impossibile mettere tutti d’accordo. Specie con due titolari viola nel gruppo di Conte. Già, sinonimo puro di juventinità, l’ex bianconero. Ma in gruppo c’è il figliol prodigo, Federico Bernardeschi: numero 10 viola sulle spalle, prodotto del settore giovanile gigliato. E poi quel Davide Astori che, specie nel momento difficile degli ultimi mesi, è stato eletto da molti come nuovo leader viola. Grinta e carattere, anche voce grossa nello spogliatoio, soprattutto per quanto emerso dopo Empoli.
Per loro, senz’altro, rappresentare la Fiorentina in Nazionale è sentito come orgoglio. Così come per Sousa e la dirigenza viola. Il portoghese fin da inizio stagione ha ribadito su questo punto: la massima aspirazione a livello personale era far crescere il più possibile ogni giocatore, e portare più calciatori possibili all’apice, ovvero alla Nazionale. Beh, con Astori e Bernardeschi ci è riuscito. Al di là di tutto. Così come con Vecino, che mai aveva vestito la maglia dell’Uruguay prima di quest’anno. Ma anche con Badelj e Kalinic, che prima erano ‘semplici’ riserve nella Croazia, mentre in Francia si giocheranno l’Europeo da protagonisti e vere alternative ai vari Modric/Rakitic e Mandzukic. Compito più facile con Matias Fernandez e Ciprian Tatarusanu, ormai da anni nelle selezioni di Cile e Romania.
Il tutto al netto dei ‘disagi’ logistici che questo comporta. Perché arrivare a giocarsi Europeo e Copa America è senz’altro un prestigio e una delle massime ambizioni per un giocatore, ma per un club il contraccolpo è di non poco conto, nell’organizzazione della stagione seguente. Paulo Sousa, infatti, dovrà fare a meno della sua asse centrale almeno per il ritiro di Moena (9-24 luglio). E per fortuna che la Fiorentina ha evitato i preliminari di Europa League (con prima gara il 28 luglio). L’Europeo, infatti, va dal 10 giugno al 10 luglio, con gironi eliminatori che terminano il 22 giugno; la Copa America, invece, va dal 3 al 26 giugno, con fase a gironi fino al 14 giugno. Con il mese ‘canonico’ di vacanza per i giocatori impegnati nei grandi tornei per Nazionali, i vari Tatarusanu, Vecino, Badelj, Mati Fernandez e Kalinic, più (se confermati nei 23) Astori e Bernardeschi, non rientreranno (almeno) prima di fine luglio. In pratica, la colonna vertebrale della nuova Fiorentina di Sousa partirà ‘in ritardo’ nella tabella di marcia.
Anche per questo, i viola stanno organizzando con attenzione anche allenamenti e amichevoli post-Moena, per far integrare e recuperare al meglio i Nazionali di rientro dalle ritardate vacanze.
Di
Marco Pecorini