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Amatucci rivelazione in Segunda: cori e numeri da top per il cervello del Las Palmas
Il centrocampista classe 2004 è già un punto fermo della squadra spagnola
Da qualche settimana sulle tribune dell’Estadio de Gran Canaria risuona un nuovo coro: “Amatucci ay que rico, mira que bien mueve al equipo”, tradotto “Amatucci, che carino, guarda come muove bene la squadra”. Visione di gioco, personalità e temperamento concentrati in 172 centimetri: ci ha messo poco Lorenzo Amatucci a diventare il cervello del Las Palmas ed entrare nelle grazie dei tifosi canarios.
Quattro presenze stagionali, tutte da titolare, in 5 giornate per il centrocampista di proprietà della Fiorentina, che si è ritagliato sin da subito un ruolo da protagonista nella mediana a 2 di Luis Garcia. Reduce da 2 retrocessioni consecutive con le maglie di Ternana e Salernitana, quest’estate il classe 2004 non è stato preso in considerazione da Pioli per la pre-season ed era stato accostato a Spezia, Carrarese, Sampdoria, Catanzaro e Palermo. A sorpresa però l’ha spuntata il Las Palmas, retrocesso in Segunda División, ma con l’obiettivo di tornare presto in LaLiga.
Prestito con diritto di riscatto e controriscatto, questa la formula del trasferimento del giovane aretino, che ha scelto le Spagna per misurarsi in un calcio meno fisico, più tecnico e di palleggio: più adatto a quelle che sono le sue caratteristiche. In passato avevano indossato la maglia amarilla anche altri 2 ex viola come Iemmello e Aquilani, l’allenatore che lo ha fatto esordire da sotto età in Primavera e che lo avrebbe voluto a Catanzaro. Ma è anche il club dove hanno mosso i primi passi due play come Pedri del Barcellona e l’argentino Perrone del Como.
“Ho sempre sognato di giocare in Spagna, fin da piccolo. È il posto migliore per un centrocampista. Qui, il gioco ruota attorno al centrocampo, e questo mi piace. Ho parlato con qualcuno che ha giocato qui e mi ha detto che la vita sull’isola è fantastica, che i tifosi sono incredibili e che il club è un posto fantastico in cui vivere. Xavi Hernández è sempre stato il mio idolo. È il miglior centrocampista della storia. Mi ispiro anche a Verratti. Sono giocatori con una personalità immensa con la palla al piede. Sono più difensivo, ma guardarli mi lascia senza parole”, aveva detto al momento della sua presentazione, nella quale ha parlato in spagnolo, cosa non banale e segno di rispetto nei confronti della nuova cultura con cui andrà a misurarsi.