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Alla sosta di novembre con il solito interrogativo: che Fiorentina è? Tra Europa e mediocrità, alla ricerca di un’identità

Terza sosta di campionato, tempo di aggiornare i bilanci. Ancora provvisori, ma indicativi. La Fiorentina ci arriva dopo il ko contro la Roma, in un Franchi con molti spazi vuoti e con molta rassegnazione al cospetto dei lanciati giallorossi. Come a dire che il low profile ha contagiato un po’ tutti, con l’orgoglio tutto fiorentino di provarci sempre e comunque contro tutti che man mano scema. Sesta sconfitta in dodici partite, ad un terzo del campionato è un dato abbastanza allarmante. Di fatto, non era mai successo da quando la Fiorentina è tornata in Serie A. 16 punti in 12 partite, media di 1,33 a gara. Un punto in meno dell’anno scorso, quando però – nonostante l’annata ad emozioni molto negative – la media a fine anno fu di 1,57 punti a gara (e ad inizio novembre i viola avevano già chiuso il girone di Europa League). Tra l’altro, contro gli stessi avversari (senza le neopromosse Verona e Benevento) e con la stessa alternanza casa/trasferta, la Fiorentina aveva fatto 6 punti in più.

Sconfitte contro squadre più forti (Inter, Juve, Roma), oppure contro ‘piccole’ che ci hanno messo più ‘fame’ e voglia (Chievo, Crotone) o contro avversarie sulla carta alla pari (Sampdoria). Qualche recriminazione, ma soprattutto ampie fasi in cui la Fiorentina ha regalato l’iniziativa agli avversari. ‘Uscendo’ dalla partita, con approcci sbagliati ed errori a ripetizione. Insomma, chi si aspettava una bozza di squadra ad un terzo del percorso, deve ancora rimandare le proprie illusioni. La Fiorentina ancora non c’è, va a sprazzi, non ha continuità di testa e di gioco. Si accende e si spegne, fa errori anche banali, pecca di attenzione e lucidità.

Per la terza volta di fila arriva alla sosta con una doppia delusione ‘sul groppone’. La speranza è che contro la Spal si assista a una reazione come contro Verona e Udinese (i due precedenti rientri dalle pause Nazionali), ma di lavoro da fare ce n’è ancora per Pioli e il suo staff. Anche perché tanti singoli sono lontani dal top della condizione. Laurini va recuperato, Thereau idem, Saponara non si è mai visto, Eysseric solo all’inizio poi ha subito un calo vistoso. Astori, caricato di responsabilità, ha commesso molti errori rispetto ai primi anni in viola, e pure Badelj al di là dell’infortunio (da valutare) è entrato più volte nel mirino della critica. Anche Gil Dias, arrivato come sostituto di Bernardeschi, deve ancora dimostrare di poter incidere con continuità.

Insomma, che Fiorentina è questa? Ancora non si è capito. Di sicuro una squadra incompleta, per qualità degli uomini e per il processo di crescita. Dall’interno assicurano di una formazione che può ancora migliorare attraverso il lavoro, togliersi già da subito buone soddisfazioni, ma dopo due mesi e mezzo il gruppo ricade spesso negli stessi errori. E ad inizio novembre, oltre ad essere una potenziale ‘scusante’, il discorso di “squadra giovane” va anche analizzato con cura. Perché mancano sì giocatori di esperienza e personalità all’interno del gruppo, ma tra quelli più utilizzati da Pioli di giovani ‘veri‘ (e quindi con poca esperienza) ce ne sono pochi. Chiesa (’97), Simeone (’95), poi Benassi (’94) che in realtà ha già 122 presenze in Serie A sulle spalle, e Gil Dias (’96) che è una sorta di dodicesimo. Gli altri giovani, da Hagi a Zekhnini, da Milenkovic a Lo Faso fino a Dragowski, non hanno praticamente mai visto il campo, ed effettivamente difficile capire come possano dare qualcosa in più in una situazione del genere e in una squadra non ancora collaudata.

Il resto, da Veretout a Gaspar, da Eysseric a Biraghi, fino a Sportiello e Pezzella, sono tutti over 24, e quindi la ‘scusante’ di ‘giovani inesperti’ viene meno. Semmai, prende forza la questione di integrazione nel calcio italiano, e anche l’amalgama in una squadra totalmente nuova. Ma questi sono aspetti inevitabili quando si rivoluziona praticamente tutta la formazione titolare lasciando pochissimi punti fermi, specie se anche dall’esterno (società e ambiente) l’entusiasmo non trascina il moto di rinnovamento. La Fiorentina è adesso 9° a 16 punti, a -3 dal 7° posto e dall’Europa. Anche se mentalmente più vicina alla mediocrità, e particolarmente all’incompiutezza, che alla lotta per la zona europea. Perché il Milan ha potenzialità per consolidare il 7° posto, la Samp sembra un gradino sopra (ed ha 7 punti in più con una gara in meno), il Torino ha una sua fisionomia, così come l’Atalanta che ha pagato lo scotto dell’Europa League ed è a pari con i viola. Difficile, insomma, pensare di poter restare aggrappati a lungo alle rivali se non si trova una vera identità di squadra. Una vera quadratura, delle linee logiche per giocarsela con tutte. Per 90′ e non solo per porzioni di partita. “Le linee si tirano a fine anno”, ha detto più volte Pioli. Per finire il girone di andata, la Fiorentina affronterà Spal (fuori), Lazio (fuori), Sassuolo (casa), Napoli (fuori), Genoa (casa), Cagliari (fuori) e Milan (casa). Una lunga volata fino a fine anno. Con anche la Coppa Italia a giocare una porzione importante di stagione.

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