Nato a Bahía Blanca, città argentina nota per essere la patria del cestista Manuel Ginobili e di un grande ex viola come Daniel Bertoni, Germán Alejo Pezzella fa parte dei tanti difensori centrali usciti dalla cantera del River Plate negli ultimi anni, tra cui spiccano i nomi di Demichelis, Musacchio, Garay, Funes Mori e per ultimo Mammana. Soprannominato la liebre (la lepre) o el kaiser, come un altro ex River, quel Daniel Passerella che ha giocato anche con la maglia viola, è un difensore centrale classe ’91, di piede destro, con il vizio di segnare gol pesanti. Con la maglia del River infatti, ha segnato in finale di Copa Sudamericana del 2014 contro l’Atletico Nacional di Medellìn, contro il San Lorenzo nella finale per l’assegnazione del campionato del medesimo anno e nel Superclásico contro il Boca Juniors.
Ha vinto tutto ciò che poteva in Sudamerica, con la vittoria della Recopa, della Libertadores, della Sudamericana e del campionato argentino. Il suo sbarco in Europa, al Betis Siviglia è merito dell’ex dirigente gigliato Eduardo Macia, abile a comprare nel 2015 un difensore con buona esperienza internazionale per la cifra di 2,5 milioni di euro. Al Betis si adatta rapidamente al calcio spagnolo, disimpegnandosi bene anche nella difesa a tre, una novità assoluta per un difensore abituato a giocare stabilmente in una linea a quattro. Con gli andalusi gioca 66 partite in 2 stagioni, siglando 4 reti. Per quanto riguarda il capitolo nazionale, ha giocato 15 partite con l’Argentina Sub-20 e 5 con quella Sub-22 ai Giochi Panamericani, ma non è mai riuscito ad entrare nel giro della Seleccion. È alto 1,87 cm, caratteristica che gli permette di essere pericoloso in zona gol e di godere di una certa supremazia nel gioco aereo, inoltre ha anche una discreta velocità. Difensore solido ma con poca abilità nell’impostazione, nonostante comunque dei piedi abbastanza educati. Un altro dato da non trascurare è l’assenza di espulsioni durante tutto l’arco della sua carriera. Il giocatore è seguito anche da Zenit, Inter e Roma.
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Di
Mattia Zupo