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Alla Fiorentina servirebbe Immobile (ma anche meno), e invece ha Jovic

Jovic

Impietoso il confronto tra i due centravanti ieri sera al Franchi: quello viola nonostante le ottime occasioni avute non ha segnato

Occhio a questa Lazio grandi numeri, che segna a raffica. A differenza della Fiorentina che sembra mettersi da sola una saracinesca nella porta altrui. La banda Sarri torna al 3o posto in compagnia di Udinese e Milan. Colleziona la quarta vittoria e il terzo 4-0 di fila. Ha la miglior difesa del campionato. E inserisce il suo serial bomber nella top ten dei marcatori di sempre. Ciro Immobile raggiunge Del Piero, Gilardino e Signori a 188 reti in campionato. Miglior modo per festeggiare le 300 gare in A non c’era. Quanto servirebbe uno come lui, ma anche molto meno, alla Fiorentina. Invece ha Jovic, che dopo la fiammella in Conference è ripiombato nel grigiore assoluto. Scrive La Gazzetta dello Sport.

La chiave

La partita si potrebbe riassumere in poche parole. La Fiorentina ha giocato, la Lazio ha segnato. La Fiorentina ci ha provato, ma la qualità dei biancocelesti era troppo superiore. Nei primi sei minuti la Viola ha avuto più occasioni che in partite intere. Provedel ha respinto il tiro resistibile di Jovic, subito dopo il serbo ha mandato alle stelle al volo un bell’invito di Kouamé. E infine Ikoné ha creato la terza occasione col tiro ancora respinto da Provedel. Questo per dire che la Viola è partita fortissimo.

Con Amrabat e Mandragora centrali e il tridente Ikoné-Bonaventura-Kouamé dietro Jovic. Questo per ribadire che se avesse realizzato una delle occasioni, magari sarebbe stata un’altra partita. Peccato però che alla prima uscita la Lazio sia andata in buca. Con il corner di Zaccagni e la nuca vincente dell’ex Vecino, che ha colpito in mezzo a tre difensori imbambolati. Una fragilità difensiva e di posizioni in campo, quella viola, che si è confermata quattro minuti dopo. Altra ripartenza della banda Sarri, cross in area di Milinkovic e leggera deviazione di testa nell’angolo di Zaccagni, con Quarta ancora sbilanciato. Milenkovic guardava desolato in panchina.

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