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Alla fiera degli ex, occhi puntati anche su Ljajic, e c’è chi si chiede: Ma li vale 15 milioni?

La potremmo soprannominare ‘fiera degli ex’, Roma-Fiorentina. Certo, è in netto vantaggio la Fiorentina che ha ex giallorossi un po’ ovunque, in ogni angolo di società e squadra. Perfino in panchina. Perfino alla voce ‘ufficio stampa’. Ma anche sulla sponda del Tevere c’è qualche residuo di vecchie compagini Viola. Uno di questi è giovane e… Dunque… C’era una volta un giovane presuntuosello. Bellino, bellino. Col viso apparentemente angelico. Biondo, occhi azzurri, lineamenti da fare innamorare ogni teenager. E soprattutto… tecnicamente molto dotato. Lo tradiva solamente lo sguardo furbo, eccessivamente furbo, accompagnato (spesso) da un sorrisino sarcastico, di quelli che deridono. Prendono in girono. Mancano di rispetto. Erano quei ‘dettagli’ (dettagli?) che, poi, smascheravano il suo vero ‘io’, la sua personalità, il suo essere bizzoso e birbo. Come un vero e proprio bambino. Il suo nome era (ed è) Adem Ljajic.

Ieri viola, oggi giallorosso, il ragazzino serbo sembra aver fatto un passo indietro rispetto a quanto di buono aveva fatto vedere nella seconda parte della passata stagione e all’inizio di quella attuale, tanto che c’è chi si chiede se il numero 8 (ex 22) sia una risorsa o un problema per la squadra di Garcia. E, altrettanto, c’è chi spera che il suo futuro inizi proprio dal suo passato, ovvero attraverso una grande prestazione contro la squadra di Montella. Ma torniamo indietro nel tempo. E raccontiamolo. Ripercorriamo brevemente la sua storia calcistica italiana. È arrivato a Firenze, ancora diciottenne, nel gennaio del 2010 quando sulla panchina della Fiorentina sedeva Prandelli. In lui ha creduto fin dal primo minuto Corvino che, per portarlo in riva all’Arno, ha versato nelle casse del Partizan ben 6,5 milioni di euro. Nei suoi primi sei mesi fiorentini, ha totalizzato 9 presenze. Era acerbo. Doveva crescere. E il tecnico non gli dava troppo spazio. Poi, nella stagione successiva, è arrivato Mihajlovic e per Adem la musica sembrava cambiata: 26 partite e 3 gol. Un buon bottino per un diciannovenne che, però, non riusciva a convincere del tutto. Era  abulico e la continuità non era il suo forte. Si aveva la sensazione che non fosse pronto per la serie A, né mentalmente, né fisicamente. Che fosse troppo fragile. Nella stagione dell’addio di Sinisa e dell’avvento di Delio Rossi (2011-12), poi, ha trovato pochissimo spazio. Rossi gli preferiva altri uomini, seppur con luci spente, opache o ad intermittenza. E poi c’era Jovetic che gli rubava la scena, anche perché non si era ancora capito il vero ruolo di Ljajic: punta, seconda punta, trequartista, punta esterna. Fatto sta che le poche e scialbe prestazioni di Adem, non avevano fatto altro che innervosire la gente di Firenze e il tecnico viola. Tanto che, ad un certo punto, esplose come un tappo di Champagne a Capodanno. Fiorentina-Novara, tutti ricorderanno quel momento, quella scena: Ljajic venne richiamato in panchina sul risultato di 0-2. Borbottò qualcosa applaudendo ironicamente il suo tecnico che, preso da un raptus di follia, partì di testa e…di mano. Un gesto ‘folle’ di un uomo pacato. Il popolo si schierò dalla parte di Rossi: non c’era tifoso viola che, in quel momento, non avrebbe voluto dire a Delio: “Bravo, è quello che avrei voluto fare io!”.

Poi il calcio è strano e un episodio cambia le sorti e il destino di un uomo. E di un ragazzo. Via Delio Rossi (troppo grave il suo gesto per la famiglia Della Valle), si ricomincia nella stagione successiva (quella passata) con Montella. E l’Aeroplanino, col tempo, è riuscito a trovare la chiave giusta per ‘aprire’ la porta dei desideri e pure il cervello di Adem. Gli ha trovato un ruolo (punta esterna in un divertentissimo 4-3-3) e lo ha stimolato al punto che il ‘nuovo’ serbo sembrava il fratello di quello (non) ammirato l’anno prima. Tanto da registrare numeri personali da record: 11 reti in 28 presenze e giocate da fuoriclasse vero. In un baleno, si è sentito gridare al miracolo: “Santo Delio e quella scazzottata!”, si udiva nei vicoli fiorentini. Se non fosse stato per quell’episodio, probabilmente Montella non sarebbe arrivato in viola (o almeno non subito) e Ljajic sarebbe stato il primo nella lista dei partenti. Invece, da quella lista lo ha tolto proprio Montella. “Voglio giudicarlo io”, ordinò ai suoi uomini mercato. Ed ecco l’esplosione di un presuntuoso che sembrava maturato. Almeno in campo lo era, faceva cose importanti. Numeri mai visti. Tanto da guadagnarsi consensi e passare dai fischi e la ‘voglia di schiaffi’ dell’anno prima alle ovazioni dell’anno dopo. Con meriti! Ma… ma il rapporto ricucito non ha retto. E si è riscollato come suole vecchie rabberciate e consumate. Allora, alla fine della stagione 2012-13, la rottura è stata definitiva: niente rinnovo con la Fiorentina, Ljajic (in scadenza nel 2014) che sembrava aver trovato l’accordo col Milan, la società viola che, invece, lo ha ‘costretto’ ad andare a Roma registrando un autentico miracolo nell’incassare dalla sua cessione 11 milioni di euro + 4 di bonus (per un totale di 15 milioni di euro!).

E ora? E ora c’è chi ancora lo rimpiange (pochi). E chi, invece, se ne infischia (molti). È un avversario di quelli che verranno fischiati. E sonoramente. Il suo comportamento è stato tutto fuorché trasparente. Ha continuato per mesi a raccontare il suo ‘amore’ per Firenze e la volontà di rimanere, per poi… Storie passate. Come passata sembra essere la passione iniziale che c’era tra lui e la Roma. Le prime giornate erano fiamme e fuoco, con i suoi 3 gol (contro Verona, Lazio e Bologna) in 4 presenze. Poi? Poi qualche panchina, tante presenze da subentrato e sole 5 presenze da titolare (4 delle quali, in assenza di Totti o addirittura di Totti e Gervinho). Insomma, Ljajic non segna dal 29 settembre scorso (Roma-Bologna 5-0) e nella Capitale inizia ad esserci qualcuno che storce la bocca. Che vuole di più. Che si aspetta che il giovane talento serbo possa incidere. Che possa iniziare a valere quei 15 milioni spesi per lui. Anche perché tutti, a Roma, pensavano di aver soffiato ai viola un’altra pedina utile a poter vincere lo Scudetto, come fu ai tempi di Batigol. Ora… la Roma in corsa per il titolo lo è ugualmente (per adesso), ma Adem – non ce ne voglia – non ha niente a che vedere con Gabriel. Neanche inciderà in un’eventuale vittoria come fece il Re Leone. Alla fine dei conti l’ex 22 viola dimostra di essere ancora discontinuo in campo e volubile nel carattere. Però attenzione… potrebbe avere il dente avvelenato e il piede caldo. Gonzalo Rodriguez & Co. lo conoscono bene…

Ljajic nella Roma

PRESENZE TOTALI IN CAMPIONATO: 11

GOL TOTALI: 3

PARTITE DA TITOLARE: 5

PARTITE DA SUBENTRATO: 6

PARTITE IN PANCHINA: 2

1° giornata: ancora in viola

2° giornata: subentrato, 1 presenza e 1 gol

3° giornata: titolare, 1 presenza

4° giornata: subentrato, 1 presenza e 1 gol

5° giornata: panchina

6° giornata: subentrato, 1 presenza e 1 gol

7° giornata: panchina

8° giornata: subentrato, 1 presenza

9° giornata: titolare, 1 presenza (assenti Totti e Gervinho)

10° giornata: titolare, 1 presenza (assenti Totti e Gervinho)

11° giornata: subentrato, 1 presenza (assenti Totti e Gervinho)

12° giornata: titolare, 1 presenza (assenti Totti e Gervinho)

13° giornata: titolare, 1 presenza (assente Totti)

14° giornata, subentrato, 1 presenza (assente Totti)

Autore: Michela Lanza – Redazione LaViola.it
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