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Ag. Cutrone: “Patrick non gioca per il contratto? Tutte chiacchiere. Cifra riscatto ridiscutibile”

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Branchini: “Il contratto di Cutrone è stato fatto in epoca pre-Covid, non significa che non possa essere ridiscusso. Ho grandissima stima di Prandelli”

Giovanni Branchini, procuratore di Patrick Cutrone, è intervenuto ai microfoni di Radio Bruno. Queste le sue dichiarazioni: Cutrone rivalutato con Prandelli? Il ragazzo, anche quando è entrato in campo con minutaggi inutili, ha sempre dimostrato di essere pronto e determinato. L’assoluta mancanza di continuità rende difficile la crescita, soprattutto per un giovane attaccante. I giovani attaccanti della Fiorentina hanno bisogno di continuità, sicuramente renderanno meglio di quanto hanno fatto finora. Ho una grandissima stima del lavoro che farà Prandelli, penso che sia dotato di buonsenso e capacità di rapporto coi ragazzi per poter ottenere il meglio da tutti. Sono molto fiducioso: farà giocare chi merita e riuscirà a trovare il modo di far rendere al meglio tutti”.

“Sono anche stanco di sentire discorsi legati al contratto e al riscatto: sono tutte chiacchiere. Il contratto di prestito con opzione di obbligo è stato fatto in un’epoca pre-Covid. Questo non significa che, alla luce di quanto è successo, non ci possano essere trattative con il club titolare del cartellino (il Wolverhampton, ndr) per trovare accordi diversi da quelli stilati in periodo di pre-Covid. Si è enfatizzato un aspetto che non ha mai condizionato le scelte di alcun allenatore. Lo so perché sono spesso in contatto con la società. Le scelte fatte sono state scelte tecniche: si è voluto dare continuità ad altri calciatori. Iachini aveva voluto fortemente Cutrone, lo aveva anche chiamato. Mi pare che Cutrone avesse fatto discretamente lo scorso anno, qualche castagna dal fuoco l’aveva tolta. Quest’anno aveva fatto scelte diverse”.

“Come sta il calcio italiano? C’è una crisi economica che accompagna il calcio da tempo e che ha avuto il colpo di grazia con questa pandemia. Ma alcune nazioni europee (come Inghilterra e Germania, che hanno introiti ben superiori dagli stadi) accusano ancor di più gli effetti del Covid. Ciò che è più grave per il calcio italiano è la crisi tecnica: veniamo da tre mondiali pessimi, due in cui abbiamo partecipato fino a gironi e uno a cui non siamo nemmeno arrivati. L’ansia di celebrare il campione ci ha fatto distruggere molti potenziali campioni. La Nazionale dà enfasi perché nelle ultime partite ha divertito, ma nessuno rende conto dello spessore degli avversari. Coi deboli siamo forti, speriamo di esserlo anche contro avversari più quotati”.

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