C’è un allenatore che è contro la società ormai da un’era geologica. C’è una squadra, che formalmente e anche nei fatti, è con l’allenatore e che si lamenta, tramite uno dei suoi leader Bernardeschi, dell’ambiente ostile che c’è intorno. C’è una proprietà che è contro l’allenatore, ringrazia la squadra per l’impegno, ma contesta il pubblico che, ragionevolmente, esprime il proprio disappunto.
Infine c’è un pubblico, una tifoseria, che è contro la società, contro la squadra e anche contro l’allenatore. In poche parole una guerra di tutti contro tutti, un clima pesante, una situazione che scivola sul fragile equilibrio tra compattezza velata e deflagrazione. Firenze e la Fiorentina vivono una delle stagione più difficili, uno dei momenti più caldi, uno dei presenti più incompleti in attesa di capire se le previsioni per il futuro reciteranno ancora tempesta o si apriranno al sole e al sereno.
Perché il post partita di Reggio Emilia, per la cronaca immerso anch’esso in un’atmosfera di pioggia e nebbia da Novembre pieno, lascia in eredità una coda lunga troppo dirompente per essere messa in archivio.
Ma come interpretare le dichiarazioni di Andrea Della Valle nella mix zone del Mapei Stadium? C’è il versante della minaccia, quella riportata dalla Gazzetta dello Sport. Parole di una società delusa per non veder riconosciuti gli sforzi, tutto ciò che è stato fatto per la Fiorentina e che quindi sarebbe pronta a lasciare.
Una minaccia per riconsegnare veramente la società al sindaco, oppure una minaccia per preparare un passaggio, per aprire il varco a una nuova era, a nuovi acquirenti, a nuovi investitori. Stranieri, fiorentini, orientali visti gli immensi viaggi o Americani, viste le cene milanesi.
Oppure c’è il fronte della strategia. Un mezzo passo indietro per poi rilanciare in grande stile, magari toccando veramente il polso dei fiorentini e dei tifosi viola vicini alla proprietà come accaduto nel passato. Rilanciare con apertura e chiarezza, con investimenti e trasparenza, con una decisionalità da affidare a persone più vicine a Firenze(Salica o Antognoni?)
Chissà, ma la sensazione è che adesso più che mai in società si debba riconoscere i propri errori. I risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti, così come i passi falsi e la gestione sbagliata di certe situazioni. Andare avanti significa azzerare e ripartire, esaltando i punti di forza, ma senza pretendere di ricevere un grazie a prescindere per le vicende del 2002 post fallimento.
Perché nella natura del popolo fiorentino c’è, da che mondo e mondo, la propensione alla critica, all’ironia, al non accontentarsi mai e al brontolare. Ma c’è anche un’immensa propensione a riconoscere e a appoggiare chi fa e agisce bene, chi mette la maglia viola e il tifo, che è una vera e propria fede, al centro del progetto. Consapevoli di essere stati sempre precursori e non imitatori, di essere in qualche modo differenti.
In fondo senza passato e storia non si ha futuro. Quella storia che troppo spesso è stata dimenticata, oscurata o ignorata, ma che può essere magicamente bella da scoprire, come accaduto per la festa dei 90 anni. Il collante migliore per ripartire, alla grande, come la famiglia Della Valle ha fatto altre volte.
Di
Duccio Mazzoni