Come la Primavera che scioglie l’inverno e regala colori mai visti. Come un arcobaleno che pone fine a una giornata di pioggia. Come un fulmine a ciel sereno che nessuno si aspettava. L’ennesimo e incomprensibile fine settimana lungo della Serie A porta in dote alla Fiorentina un’apertura, per certi versi clamorosa, nella sua rincorsa alla zona Europa League. Perché avremmo pure tutti i nostri enigmatici problemi e i nostri casi senza soluzione (vedi la tensione sottile ma pungente tra Sousa e il resto del mondo fiorentino), ma il messaggio che manda la Serie A è che altrove non c’è chi se la passa meglio, milanesi soprattutto. Ed è proprio il tonfo dell’Inter contro la Sampdoria, prossimo avversario della Fiorentina, a riaprire i giochi per quel sesto posto che sembra molto simile alla donna dalle belle ciglia, tutti lo vogliono ma nessuno lo piglia per via dei “fastidiosi” preliminari di Luglio.
Se il Patto per l’Europa di tre settimane fa probabilmente era stato solo uno specchio per le allodole, adesso è la matematica e il calendario a offrire a società-squadra-staff tecnico e tifoseria l’obbligo e il dovere di rincorrere il traguardo continentale fino alla fine, fino a che ce n’è.
La Fiorentina delle ultime gare ha giocato a sprazzi, ma ha saputo conservare determinazione nel vincere le partite e una buona solidità difensiva. I numeri conteranno anche poco ma l’ultima volta che i viola chiudevano a reti inviolate per quattro gare di fila era il lontano, calcisticamente parlando, 2012.
Il Franchi poi conferma la propria imbattibilità, unico campo insieme allo Juventus Stadium, e Babacar conferma i numeri da grande attaccante, oltre che i movimenti e il senso del gol. La decisione sulla centralità del talento senegalese nel futuro spetta all’estate, ma magari nel corso di questo finale di stagione affiancarlo a Kalinic e giocare con due punte potrebbe rappresentare una risorsa, non certo un problema.
Il tutto senza scordare Saponara, capace comunque di dimostrare tanto nei vari spezzoni di gara in cui è chiamato a subentrare, Chiesa e un Tello in crescita, senza scordare Bernardeschi, in attesa che recuperi definitivamente dall’edema osseo alla caviglia.
Il tutto senza, soprattutto, scordare un calendario che non è solo un esercizio per prevedere il futuro, stile Paolo Fox o oroscopi, ma una favorevole opportunità: Sampdoria, Inter, Lazio e Napoli (due in casa e due fuori) saranno i crocevia decisivi, mentre le sfide con Empoli, Palermo, Sassuolo e Pescara delle tappe da non fallire.
L’Inter dovrà affrontare il derby, il Napoli e la Lazio e con esse anche tutta la coda lunga delle polemiche per la mancata qualificazione in Champions. Il Milan, terminati alcuni episodi favorevoli, dovrà dimostrare che il closing è materia di giuristi e economisti senza ripercussioni sul campo, mentre l’Atalanta che in questo momento gioca e si diverte è attesa dalla prova più difficile: trasformare il sogno in realtà.
Crederci diventa quindi non un’opzione ma un imperativo categorico. Con la consapevolezza che a fine stagione ognuno prenderà le proprie strade, rette parallele destinate a non incrociarsi più, ma che lasciare con un risultato positivo è sicuramente meglio dei dialoghi sui massimi valori come l’onestà, sui rimpianti per il mercato di Gennaio scorso, sui pesci di Aprile veri o presunti.

Di
Duccio Mazzoni