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Adani a Vi.it: “Vincere a Firenze resta nel cuore. Spero nel Napoli in finale, ma…”

Uno dei protagonisti dell’ultima vittoria viola in Coppa Italia è stato senza dubbio Daniele Adani. L’ex difensore gigliato, oggi commentatore tecnico di Sky, ha parlato in esclusiva a LaViola.it ricordando la vittoria della ‘sua’ Fiorentina contro il Parma (13 giugno 2001), ma anche analizzando il percorso dei viola di Montella e indicando l’avversaria che, secondo lui, sarebbe meglio che la Fiorentina trovasse in finale.

Partiamo dal presente. Dalla finale che la Fiorentina giocherà a Roma a maggio. Chi preferirebbe che incontrassero i viola tra Roma e Napoli?

«Per tutta una serie di circostanze, dico il Napoli. Prima di tutto, la Roma avrebbe il vantaggio di giocare in casa. E poi perché la Fiorentina ha sempre sofferto i giallorossi. A questo aggiungo anche che la squadra di Montella, dopo la partita di campionato giocata al Franchi col Napoli… ha qualcosa da riprendersi dai partenopei. Detto questo, penso che la squalifica di Cuadrado metta la Fiorentina in una posizione iniziale di svantaggio. Credo che sarà un’assenza pesantissima che farà partire i viola come ‘sfavoriti’. Ma una finale è una partita diversa. Può sempre accadere tutto».

Ma in finale Montella potrebbe puntare sulla coppia gol dei sogni, visto che per ora non l’abbiamo quasi mai vista all’opera…?

«Per quanto riguarda Gomez ok, ma Rossi non so se riuscirà ad esserci. La finale è tra due mesi. Qualche dubbio ce l’ho».

Cosa ne pensa del percorso effettuato dalla Fiorentina (ha incontrato Chievo Verona, Siena e Udinese) per arrivare a disputare questa la finale?

«Lo giudico un percorso agevolato… ma solo fino a ieri. Le squadre che ha incontrato la Fiorentina sono state alla portata, ma contro l’Udinese non è stato per niente facile. I viola, ieri sera, hanno avuto tutto quello che è opportuno avere per arrivare a disputare una finale: tenacia, fortuna, hanno capitalizzato al meglio le occasioni avute, e un gran portiere. Soprattutto un gran portiere. Per vincere partite del genere, o domini o devi avere un incastro di cose, come la Fiorentina ha avuto».

Lei è stato uno dei protagonisti dell’ultima vittoria della Coppa Italia nel 2001 ed ha vissuto il significato di ‘vittoria’ a Firenze. Ecco, oggi, dovesse incontrare i giocatori della Fiorentina di Montella, cosa si sentirebbe di dir loro per spronarli a dare tutto per vincerla, questa Coppa?

«Bellissima domanda questa! Mi sentirei di dire loro che se dovessero vincere la Coppa Italia a Firenze, rimarrà scolpita nei loro cuori (e anche nel palmarès) per tutta la vita. Consiglierei al gruppo di cercare dentro di sé quel 5% da dare in più durante la partita per prevalere sugli avversari e portarla a casa, la Coppa Italia. Perché vivrebbe una notte speciale, indimenticabile. E confermerei quello che in molti hanno detto, ma che solo chi ha provato a vincere in riva all’Arno sa cosa significa: vincere un trofeo a Firenze, non ha eguali. Mi auguro davvero che la squadra di Montella possa vivere le sensazioni e le emozioni che abbiamo vissuto noi nel 2001».

Cosa ricorda in particolare?

«I dieci minuti finali di Fiorentina-Parma. La voglia del pubblico di sentire il triplice fischio finale, che ha dato inizio ad una gioia collettiva irripetibile. Irrefrenabile. Personalmente mi sento fiero di quel successo e – ripeto – spero di vedere la Fiorentina di Montella alzare la Coppa Italia».

Ci sono giocatori o allenatori del passato che hanno raggiunto traguardi importanti a Firenze e che, pur non ammettendolo, non vorrebbero che qualche successore potesse raggiungere gli stessi obiettivi o, addirittura, fare meglio. Perché solitamente si tende a ricordare l’ultima squadra che ha vinto qualcosa. Lei invece vorrebbe che la Fiorentina di Montella vivesse i momenti e la gioia da voi provata nel 2001…

«Certo, lo penso davvero. E tutto questo perché penso che Firenze dovrebbe amare sempre i suoi beniamini (come infatti riesce a fare come poche altre città). Quelli che sono stati, negli anni, protagonisti dei successi viola. Perché è vero che le vittorie della Fiorentina sono state poche, ma è anche vero che sono state gustate appieno e festeggiate con gioia e passione. Firenze è una città che non dimentica, anche a distanza di decenni… e che riesce a portarti in trionfo per sempre. Perché una Coppa Italia a Firenze è come la Champions per altre piazze. È una soddisfazione immensa vincerla e, chi l’ha fatto, è giusto che sia ricordato. Ma è giusto anche che altri possano vincere quello che tu hai già vinto».

La Coppa Italia del 2001 è figlia di due allenatori: Terim e Mancini. Oggi, sulla panchina viola, c’è Montella. Ecco, Mancini e Montella, entrambi molto giovani (l’attuale tecnico del Galatasaray aveva 37 anni quando ha vinto la Coppa Italia con la Fiorentina, l’‘Aeroplanino’ ne compirà 40 a giugno): ci vede delle affinità tra i due?

«Una cosa in comune ce l’hanno: sono due allenatori da grande squadra e non tutti lo sono. Si riconoscono subito i tecnici che hanno questa caratteristica, sono quelli che riescono a gestire un gruppo di campioni. Lo era Mancini, e me ne sono accorto dopo 3 allenamenti a Firenze. Lo è Montella, e si è visto subito quando gli è stata affidata la Roma. Ecco la cosa che hanno in comune. La predisposizione ad allenare grandi squadre».

Autore: Michela Lanza – Redazione LaViola.it
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