L’ex presidente FIGC ai tempi di Prandelli CT della Nazionale ha spiegato perché le dimissioni di allora furono molto diverse da quelle di oggi
Giancarlo Abete, due mandati da presidente della FIGC dal 2007 al 2014, ha parlato ai microfoni di Lady Radio della Nazionale e delle dimissioni di Cesare Prandelli, che lasciò insieme a lui dopo l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale Brasiliano.
“Se ravviso analogie fra oggi e allora? No, niente di simile: Prandelli si dimise dopo l’eliminazione dell’Italia, si è assunto le responsabilità per un risultato inatteso, e io con lui perché feci altrettanto. Veniva però da un 2° posto agli Europei e dal podio alla Confederations Cup. Mi sembra che qui i risultati non c’entrino nulla, anche perché la Fiorentina col Milan ha giocato bene e a un certo punto sembrava poter prevalere. Come in tante altre realtà competitive, la tensione c’è, e quello di Prandelli è un disagio personale: ha evidenziato le difficoltà prima che queste incidessero sul rendimento”.
“I violazzurri Biraghi e Castrovilli? Due ottimi giocatori, acquisiti nella realtà del gruppo della Nazionale. Possono crescere ancora e fare meglio, non hanno espresso tutte le potenzialità che hanno; Castrovilli non è da tantissimo all’attenzione dei livelli più alti, l’auspicio è di vederli in pianta stabile in azzurro”.
“Nazionale? Il lavoro di Mancini come CT è molto buono per il momento, è un anno importante per il calcio italiano. C’è un po’ di delusione per i risultati delle squadre di Club in Europa, ora la Nazionale è chiamata ad affrontare al meglio la fase finale della Nations League, le qualificazioni al Mondiale 2022 e l’imminente Europeo. Mancini fino ad ora ha fatto un ottimo lavoro, io mi auguro che dia continuità perché in un momento di bassa per i club avere una Nazionale vincente dà grande fiducia al movimento”.

Di
Redazione LaViola.it