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Vanoli: “Fiorentina nel destino, non ho paura. Dobbiamo partire dalle cose semplici”

Il nuovo allenatore della Fiorentina si presenta: “Dobbiamo riconquistare i tifosi. Mi è piaciuta la risposta del gruppo col Genoa”

Alle ore 18 presso il Media Center del Viola Park Paolo Vanoli è stato presentato in conferenza stampa come nuovo allenatore della Fiorentina. Queste le sue dichiarazioni: Mi sembra doveroso partire con le condoglianze ad Amir Richardson, perché ha perso una persona importante, era anche uno sportivo importante. Siamo vicini anche alla famiglia. In prospettiva futura dovremo essere vicini ad Amir”.

PERCHÉ ACCETTARE QUESTA SFIDA. “Perché so che cos’è Firenze, perché questa società negli anni ha dimostrato una grande crescita, con un presidente che ha voglia, e perché forse era destino che dovevo accettare questa sfida. Queste sfide mi motivano, mi danno energia, ma soprattutto non ho paura. So che sarà una strada lunga e difficile, per questo dovremo mantenere lucidità. Per uscire da questa situazione ci vuole tempo, sacrificio e grande lavoro”.

PREPARAZIONE. “Lasciamo lontano il mercato e guardiamo partita dopo partita, sennò scriviamo cose che è meglio non travisare, come la storia della preparazione. Io ho detto che dobbiamo mettere benzina, perché è normale che quando si ha la sosta bisogna lavorare, non perché mi devo paragonare a una persona che stimo tantissimo come allenatore”.

LOTTA SALVEZZA DA CONCILIARE CON COPPE DA PROTAGONISTI. “Noi non dobbiamo fare la grande squadra, noi dobbiamo solo lavorare partita dopo partita. Il campionato ora ha un obiettivo diverso, la coppa ne avrà un altro. Adesso l’errore è pensare a cosa possiamo fare: dobbiamo pensare partita per partita, piccoli passi. Questo è un messaggio troppo importante. Pensare a vincere la Conference perché il campionato va male è sbagliato: pensiamo alla prossima di campionato, poi penseremo alla coppa e così via. Ai giocatori che siamo qua sotto, possiamo essere i più bravi ma siamo qua sotto. Quindi, adesso dobbiamo mettere tutti l’elmetto. Penso di aver avuto una piccola risposta a Genova. Sono convnito che c’è tanto da lavorare, ma sono stato in squadre dove ho vinto, nelle quali i giocatori avevano l’umiltà del vincente, non la presunzione del vincente. Oggi dobbiamo lavorare con grande umiltà, ma non dev’essere un fattore di paura, bensì l’umiltà del vincente. Questo posto, il Viola Park, mi fa emozionare, è il top, però deve diventare un mezzo per arrivare a vincere, per dare tutti qualcosa in più. Ora non guardiamo indietro, guardiamo avanti. Per questo non mi sta bene il discorso del mercato: basta, siamo ultimi in classifica. Abbiamo fatto degli errori, i giocatori lo sanno, dobbiamo dare qualcosa al nostro presidente e ai nostri tifosi”. 

SPOGLIATOIO E COMPORTAMENTI SUI SOCIAL. “Penso sia come avere dei figli. Il sociale di oggi è un po’ così, la società ne dev’essere consapevole e bisogna insegnare come comportarsi su queste cosa qui, perché oggi purtroppo sei dentro un Grande Fratello e a volte il giocatore è un ragazzino che magari sbaglia. Io magari faccio casini perché non sono neanche capace di andare su Instagram. Quando c’è un errore bisogna prendere il giocatore, farlo sederle e dirgli che oggi bisogna comportarsi in una certa maniera. Poi magari ci saranno delle conseguenze, però bisogna anche comprendere l’errore, perché non mi sembra neanche giusto bastonare ad ogni piccolo errore. Anche in questo settore è una crescita, bisogna capire perché il ragazzo l’ha fatto. È come quando un giocatore parla con voi giornalisti e io gli chiedo di non farlo. Io penso che la società stia crescendo anche su questo, ci sono anche addetti stampa che ho messo in allerta su queste cose. In certe piazze come Firenze, per sopportare le critiche devi avere le spalle larghe”.

FASE DIFENSIVA E POSSIBILE CAMBIO MODULO. “Se andiamo a vedere i dati in queste prime 11 giornate, c’è da lavorare un po’ su tutto. Partiremo dalle cose più semplici ed è quello che un po’ si è visto a Genova: ripartire dalla compattezza. Prendiamo tanti gol su calcio piazzato, dopo un giorno di allenamento l’unica cosa che sono riuscito a spostare è la marcatura a uomo sui corner, visto che in passato l’avevano già fatto, perché volevo alzare l’attenzione dei ragazzi. In questi giorni dobbiamo passare dalle cose semplici, magari anche elementari, quindi oggi non mi sembra il caso valutare troppi cambiamenti, anche se l’ho sempre fatto. L’anno scorso sono partito con delle idee, poi con l’infortunio di un grande attaccante (Duvan Zapata, ndr) con il mio staff abbiamo capito che c’era qualcosa da cambiare e l’abbiamo fatto per raggiungere un risultato importante. Oggi partiamo dalla lettera ‘A’, diamo sicurezza e concretezza in ciò che facciamo, poi se arriva un po’ di autostima e sicurezza si possono valutare anche altre cose, ma oggi dobbiamo essere chiari. Col Genoa mi è dispiaciuto per i due gol, per abbiamo reagito dopo essere andati in svantaggio, e già questo è importante. Non siamo stati bravi a chiudere la partita e portare a casa un risultato, ma rispetto a prima siamo stati bravi a capire cosa dovevamo portare a casa e questo è troppo importante. Nelle partite ci sono più partite, non nascono che ho sempre detto ai ragazzi che bisogna provare a vincere, ma non bisogna perdere. Questo è ciò che ci deve contraddistinguere ad oggi per uscire da questa situazione”.

RUOLO PERSONALE IN AMBIENTE DIFFICILE. “Oggi dobbiamo essere noi a riconquistare i nostri tifosi, l’ho detto ai giocatori. I tifosi hanno voce, è un loro diritto, però noi dobbiamo riconquistarli facendogli vedere sul campo il sacrificio, la voglia di uscire da questa situazione. L’ho sempre detto in queste situazioni che mi sono capitate. In questo momento bisogna abbassare la testa, stare zitti e accettare tutte le critiche perché è giusto così”.

CRITICITÀ MAGGIORE E PREGIO MAGGIORE DELLO SPOGLIATOIO. “Quello che tutti abbiamo visto è la fragilità con cui si prendono i gol. Vi dico la verità: quando sono arrivato qua avevo una grossa paura. La paura è un sentimento positivo, non negativo, mi fa rendere di più, stare più attento e concentrato. La mia paura più grossa è che i ragazzi non fossero consapevoli di dove erano. Questa è stata la prima cosa che ho detto ai ragazzi. Allo stesso tempo, abbiamo le qualità per uscirne, ma come detto, solo con l’umiltà dei forti. Vai a giocare a Marassi e devi capire che siamo ultimi, che non puoi far scappare il Genoa, questo dev’essere lo spirito. Quello che non mi aspettavo è di vedere un gruppo che recepisce velocemente, che vuole uscirne, ve lo posso garantire: anche oggi in allenamento ho visto un gruppo affamato, con la voglia di uscirne. Questo non deve portarci alla frenesia, perché non se ne esce in una o due partite”.

FAGIOLI. È un giocatore di qualità, che secondo me può fare tranquillamente la mezzala ed eventualmente anche il play. Però Fagioli deve dimostrare chi è: io ho sempre detto ai giocatori che quello è il campo, lì sta a voi. Non posso stare a guardare se un giocatore è bravo, io guardo ai risultati, per me gioca chi porta i risultati e questo vale per tutti. Questa è una grande esperienza anche per lui, un passo per tutti questi ragazzi a livello mentale. È la testa che comanda tutto. Oggi ci sono cinque cambi, quando sento dire che una squadra cala al 60′ mi cadono i c… Vuol dire che chi entra non lo fa bene. Tutti dobbiamo essere presenti, tutti siamo importanti. Capisco se facessi giocare sempre 11 giocatori, ma con 5 cambi non è accettabile calare al 60′. Bisogna iniziare a cambiare il chip, entrare e alzare il livello”.

CONTRATTO. “Ho pensato che le cose bisogna guadagnarsele. Il mio desiderio era allenare questa squadra”.

DOPPI ALLENAMENTI. “I doppi allenamenti sono perché a me piace lavorare. Abbiamo un bel centro, possiamo anche dormire qui, ne approfitto anche per questo. Per conoscere meglio i ragazzi, per far capire qual è la mia idea. È una grande opportunità e la voglio sfruttare. Chiarisco sulla preparazione: oggi ho fatto i test fisici, non per sapere le condizioni ma perché devo avere in mano un protocollo per ciascun giocatore per poter lavorare per quello che è il mio metodo. Sennò vado alla cieca. Chiudiamo col passato: il test per me è solo un’opportunità per capire i parametri di ciascun giocatore, non per valutarne le condizioni. Il mio metodo prevede questo: lavorare in maniera individuale su ogni giocatore, per questo mi servono tutti i parametri. Anche perché, qui giochi ogni 3 giorni: ci siamo già dimenticati che siamo andati a Genova dopo una trasferta in Germania, per me sono stati bravi. Quando cambi allenatore a volte il giocatore vuole strafare, dobbiamo essere bravi”.

GUDMUNDSSON. Io non devo capire lui, è lui che deve capire me e anche velocemente. È un po’ lo stesso discorso di Fagioli: sono giocatori importanti che sono stati presi perché sono qualitativi, però bisogna cambiare mentalità. Albert ha un vantaggio: conosce grazie all’esperienza di Genova cosa bisogna fare in questa situazione. E’ un giocatore importante, ci crediamo, ora siamo tutti nella stessa barca, ogni giocatore deve farsi una corsa in più per il compagno. Gli attaccanti devono essere i primi difensori e i difensori devono essere i primi attaccanti”.

FIDUCIA NEL GRUPPO. “Mi è piaciuta la risposta che ho avuto domenica su un campo difficile. Ho trovato un gruppo sano, giovane, con grandi potenzialità”.

COME SI CREA DISCONTINUITÀ DALLA GESTIONE PIOLI E COSA SCRIVERE SULLA LAVAGNETTA. “Ai ragazzi ho detto che abbiamo l’opportunità di scrivere una pagina nuova. Se tutti noi ci attacchiamo ancora al passato diventa ancor più difficile. Nella vita se succedono queste cose vuol dire che qualcosa si è sbagliato, però il calcio ti dà anche l’opportunità di rifarti. Cancelliamo il passato, c’è una pagina vuota, abbiamo scritto a Genova il primo passo: un punticino. Siamo arrivati alla sosta, adesso lavoriamo per mettere altri tasselli. Il direttore Ferrari ha detto gli obiettivi: partita per partita. 

FUTURO. “Domani doppio allenamento, mattina forza. Domani pedaliamo. Questo è il mio futuro, non posso pensare più in là, darei un brutto segnale ai ragazzi. Così si esce dalle difficoltà. Non ho mai guardato più avanti, mi sono sempre tirato su le maniche. Qui ho vinto qualcosa di importante, sono stato criticato per aver detto di aver vinto a Firenze, ma è il gruppo che ha vinto. L’operaio Vanoli che ha segnato è simbolo della voglia di un gruppo di centrare un obiettivo. In quella squadra c’erano campioni come Rui e Toldo, ma c’erano tanti ragazzi operai che volevano prendersi qualcosa. Questo è quello che dobbiamo fare”.

ATTACCANTI. “Abbiamo un parco attaccanti da sfruttare, secondo me la società ha lavorato bene sotto questo punto di vista, ora sta a me amalgamare. Poi è lo stesso discorso di difesa a 3 o 4: devo capire come mettere in condizione gli attaccanti di far gol, questa è la cosa più importante. Normale che Piccoli e Kean sono due giocatori che hanno caratteristiche molto simili, però secondo me in futuro potrebbero anche giocare insieme, se si mettono in condizioni di giocare l’uno per l’altro. Quella non è la priorità, sono fortunato ad averli con queste 3 competizioni. Se giocano insieme, devono essere bravi a essere al servizio del compagno, se giocano da soli devono essere bravi a essere al servizio della squadra”.

COSA DEVONO CAPIRE I RAGAZZI. “Questa è una maglia pesante, qui ci sono ragazzi con età diverse, che si trovano in una realtà importante, che vuole vincere. Pian piano bisogna farglielo capire, che cosa vuol dire il Viola Park e cosa vuol dire questa maglia”.

FRANCHI CANTIERE. “Onestamente, è sicuramente un fattore. Allo stesso tempo, non dev’essere un alibi. Voglio togliere tutti gli alibi. I tifosi ci sostengono, anche a Genova erano lì a sostenerci, oggi dobbiamo essere noi a dimostrare a loro cosa significa indossare questa maglia. Il tifoso fiorentino è un po’ particolare, ho tanti amici fiorentini”.

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