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Rassegna Stampa

Galli: “Fiorentina come un serpente a sonagli che sonnecchia. Deve sfruttare le assenze”

Giovanni Galli

Le parole del doppio ex: “I viola hanno iniziato un percorso complesso. Pioli vuole una squadra che torni a essere padrona del gioco”

Quella tra Milan e Fiorentina non sara mai una partita come le altre per Giovanni Galli. Una partita che vive sempre con il cuore diviso a metà: “Sono un tifoso viola, poi è chiaro che il Milan è nel mio cuore, come del resto Napoli e Torino“. L’ex portiere viola e rossonero racconta in un’intervista a La Nazione le sensazioni che lo accompagnano ogni volta nell’avvicinamento alla sfida del cuore. Nonostante una posizione, in cuor suo, l’abbia presa da tempo: “Sono arrivato alla Fiorentina a 13 anni e sono andato via a 28 per poi ritornare nel momento del bisogno, quando nel 2002 nessun ds voleva venire qui per ricostruire dalle macerie. E poi, abbiamo scelto di vivere a Firenze…“.

Prima della partita di stasera sarà premiato dal club rossonero con la ‘maglia delle Leggende’: “Una sorpresa e una grande emozione per quello che ho fatto e vinto in rossonero“. Però il viola… “E’ qualcosa che ti resta dentro, in fondo con il giglio sul petto ho vinto un Mondiale, partecipato a un altro e a un Europeo“.

Le persona più importanti per Galli a Firenze e a Milano? “In viola dico due persone: Carletto Mazzone e il conte Flavio Pontello, che per me è stato come un secondo babbo. A Milano Silvio Berlusconi, che nel 2009 volle la mia candidatura a sindaco di Firenze con una frase: ‘Giovanni è l’unica persona a cui affiderei il mio portafogli’, non lo dimenticherò mai“.

E sul campo, che partite ricorderà sempre? “Con la maglia viola, l’ultima prima di trasferirmi a Milano. un turbine di emozioni. Si giocava a Pisa (dove è nato, ndr) e vincemmo 2-1, mandando i neroazzurri in B e qualificandosi per la coppa Uefa, togliendola al Milan…“. E con i rossoneri? “La nebbia di Belgrado nel 1988: vincemmo ai rigori contro la Stella Rossa e io ne parai due. Da quel momento tutti sostengono che nacque il Milan vincente di Arrigo Sacchi“.

Stasera è sfida nella sfida tra due portieroni, David De Gea e Mike Maignan: “Mi sento più vicino a De Gea, anche per il suo fisico che mi somiglia. In questo momento lo spagnolo ha il vantaggio rispetto a Maignan di aver fatto 10 anni di Manchester United. Il francese ha talento, si è affacciato da tre anni al Milan; certamente il futuro è suo“.

Un giudizio anche sul momento viola: “Questa Fiorentina ha iniziato un percorso complesso. L’arrivo di Italiano ha trasformato un gruppo depresso in una squadra che funzionava, poi Palladino ha scelto un gioco di rimessa. Ora Pioli spinge per una Fiorentina che torni a essere padrona del gioco. Quindi il processo di riportare i giocatori a essere protagonisti non è semplice. Lo dico per esperienza diretta“. In che senso? “Quando arrivai al Milan, c’erano ancora i retaggi delle idee precedenti di Nils Liedholm. Sacchi faceva fatica a cambiare la mentalità di tutti. Iniziammo con difficoltà, fummo eliminati dall’Espanyol di Uefa e pareggiammo con la Samp. C’era stato anche il ko in casa con la Fiorentina e il gran gol di Baggio. “Esatto. Insomma avevamo dei problemi. Poi a Verona la svolta: una vittoria che ci fece trovare le nostre certezze“.

Un po’ come si spera accada ai ragazzi di Pioli, già a partire da stasera: “La Fiorentina ora è come un serpente a sonagli che sonnecchia. Se qualcuno gli pesta la coda si sveglierà mordendo. Ha le qualità per farlo e vincere“. Ma davanti c’è il Milan di Allegri. “Bisogna approfittare delle assenze e quella di Pulisic è pesante. E’ lui il baricentro del Milan, come dovrebbe esserlo Gudmundsson per la Fiorentina. I viola non dovranno prestare il fianco alle ripartenze avversarie. Leao in velocità è letale“.

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