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C’era una volta il fortino Franchi. Le grandi stagioni viola di solito partono da lì

La squadra di Pioli ha già perso tre partite tra le mura amiche. Sembra essersi perso uno dei suoi punti di forza costitutivi

C’era una volta il fortino Franchi. Era il tempo in cui fare visita alla Fiorentina in quel di Campo di Marte era per chiunque, nessuno escluso, tutt’altro che una passeggiata. Lo hanno raccontato a più riprese allenatori quotati come Antonio Conte, Gian Piero Gasperini e Luciano Spalletti. Tutti e tre personaggi che con il pubblico del Franchi hanno sempre intrattenuto relazioni poco amichevoli, per usare un eufemismo. Persino uno come Carlo Ancelotti ha lasciato sul prato del Franchi un po’ di quella sua pacatezza di cui ha da sempre fatto un tratto distintivo. “Per il Napoli è un campo ostico e un ambiente ostile. Ho perso il mio aplomb? Dopo 90 minuti di insulti ho suggerito alla gente che mi insultava di andare a casa che era ora”, disse al termine di un Fiorentina-Napoli 3-4 datato agosto 2019. L’atmosfera infuocata del Franchi, insomma, è sempre stata un valore aggiunto per la squadra viola.

L’EPOCA DELLA RISTRUTTURAZIONE. Il Franchi all’epoca della ristrutturazione invece è tutta un’altra cosa. Da quando è iniziato il primo lotto dei lavori di ammodernamento, il colpo d’occhio è deprimente. Lo stadio, in occasione delle partite, rimane chiuso più o meno per metà, con la Curva Fiesole e parti di Tribuna e Maratona che rimangono deserte. Il tifo organizzato si è spostato in Ferrovia e continua a offrire il solito sostegno caloroso. Ma l’atmosfera, complessivamente, non è la stessa di un tempo. E nel calcio, si sa, il dodicesimo uomo fa la differenza. Lo dimostra l’avvio shock della nuova Fiorentina targata Stefano Pioli, che nelle prime tre uscite casalinghe contro Napoli, Como e Roma non è riuscita a racimolare nemmeno un punto. Tre sconfitte su tre.

COSTANTE. Un dato insolito per la storia viola, che, se analizzata, rivela una costante: solitamente, le grandi stagioni si fondano su un ottimo score casalingo. Se si guarda agli ultimi venti anni, si nota, ad esempio, come Cesare Prandelli, dal 2005 al 2009, non abbia mai perso più di tre partite interne in una stagione. Due sconfitte casalinghe nelle stagioni 2005/06 e 2006/07, tre nel 2007/08 e 2008/09. Il risultato? Tre quarti posti e un terzo, al netto delle penalizzazioni. Nell’ultimo anno della sua prima esperienza sulla panchina viola, Prandelli concluderà con ben sette ko interni, concludendo il campionato all’undicesimo posto. A riprova dell’indispensabilità di un buon rendimento tre le mura amiche.

MONTELLA E SOUSA. Tra il 2012 e il 2016, prima con Montella e poi con Paulo Sousa, la Fiorentina ritorna a respirare l’aria di alta classifica dopo alcuni anni di appannamento. Dalle quattro e cinque vittorie sconfitte casalinghe delle stagioni 2010/11 e 2011/12 si passa alle due del primo anno agli ordini dell’’Aeroplanino’. Al termine della stagione 2012/13 è quarto posto, a un passo dal terzo valido per la Champions. Stessa posizione in classifica al termine delle due annate successive: nel 2013/14 le sconfitte in casa sono sei (l’eccezione che conferma la regola), nel 2014/15 sono quattro. L’anno successivo, con Sousa, i ko interni sono tre e la Fiorentina arriva quinta. La bizzarra stagione 2016/17 fa un po’ storia a sé: solo una sconfitta al Franchi – record per il periodo in considerazione – ma alla fine è soltanto ottavo posto.

RINASCITA. Tra il 2017 e il 2021 il club gigliato si perde. C’è in mezzo il cambio di proprietà, dai fratelli Della Valle a Rocco Commisso. Sulla panchina si avvicendano Stefano Pioli, Montella-bis, Beppe Iachini e Prandelli-bis. I risultati sul campo scarseggiano: ottavi, sedicesimi (con salvezza thrilling all’ultima giornata), decimi, tredicesimi. E, come volevasi dimostrare, le sconfitte interne subiscono un’impennata: sei, cinque, sei, sette. A giugno 2021 arriva Vincenzo Italiano: la Viola rinasce, riguadagna l’accesso alle coppe europee e vive tre stagioni positive. Un settimo posto e due ottavi posti. In tutte e tre gli anni di gestione del tecnico di Karlsruhe, i ko tra le mure amiche sono quattro. Nel 2024 è il turno di Raffaele Palladino, che nel suo unico anno a Firenze condurrà la Fiorentina al sesto posto, con tre sconfitte in casa (e un clamoroso e forse irripetibile 7/8 contro le squadre con cui a fine stagione condividerà le prime nove posizioni).

INVERTIRE LA ROTTA. Non sono passati neanche due mesi dal fischio d’inizio della prima partita del campionato 2025/26 e la Fiorentina edizione Pioli-bis, come dicevamo, è già riuscita a mettere insieme tra sconfitte sul prato del Franchi. Un dato inquietante, alla luce di quelli appena snocciolati e tenendo conto che le partite da giocare a Campo di Marte da qui alla fine del campionato sono ancora ben sedici. Pare improbabile che lo score non vada a peggiorare nei prossimi mesi. I viola hanno adesso la priorità urgente di racimolare punti, per invertire la propria rotta e iniziare a risalire la china. Il modo più semplice ed efficace per farlo è cominciando tra le mura del Franchi. Se non succederà, i precedenti non suggeriscono nulla di buono.

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