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“Rifiutai di prendere un giallo per ripianare il debito”: 15 indagati dopo la confessione di Fagioli

Dalla confessione in Procura del centrocampista era partita l’indagine: 15 indagati per associazione a delinquere, la rete a Trofarello (Torino)

«È vero che esistono le scommesse sui falli e le ammonizioni. È vero che a me è stato proposto, ma io assolutamente non ho accettato perché contrario alla mia etica… Quando ho maturato il debito mi è stato proposto un piano di rientro o un’alternativa, potevo prendere un giallo … ho subito interrotto il discorso». È l’ottobre 2023 quando l’allora centrocampista juventino Nicolò Fagioli confessa in Procura a Torino di scommettere: lo fa da oltre un anno, punta forte, perde e si indebita con i gestori delle piattaforme. Da quel momento le dichiarazioni del calciatore diventano il canovaccio della maxi-inchiesta condotta dagli uomini della Squadra mobile e del Sisco di Torino, coordinata dal pm Manuela Pedrotta. Spuntano altri calciatori che giocano illegalmente, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, e figli d’arte come Nicolò Pirlo. Ma non sono gli unici, ci sono altre decine e decine di scommettitori anonimi (le loro posizioni al momento sono state stralciate e rischiano una multa) tutti incastrati in un circolo vizioso redditizio solo per i gestori dei siti illegali. Così scrive l’edizione di Torino del Corriere della Sera.

MISURE CAUTELARI. E dopo i provvedimenti giudiziari della primavera scorsa eseguiti a Milano, ora gli investigatori hanno chiuso il cerchio intorno alla base logistica torinese: un locale di Trofarello, dove dietro alla luminosa insegna (legale) di sala scommesse si celava una bisca clandestina on line. Sono state eseguite due misure cautelari — obbligo di firma — nei confronti dei presunti vertici dell’organizzazione: insieme con altri tredici complici sono accusati — a vario titolo — di associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa, frode in competizioni sportive, autoriciclaggio e omesso versamento dell’imposta dovuta all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

A CREDITO. Dagli atti dell’inchiesta emerge l’organizzazione verticistica della struttura, dove ogni associato aveva un proprio ruolo (e relativo guadagno percentuale) e nickname. Un sistema capace di far girare centinaia di migliaia di euro attraverso piattaforme create ad arte, con nomi e grafica simili a quelli ufficiali. I giocatori avevano il vantaggio di rimanere anonimi e poter contare su aperture di credito. «Ho iniziato nel 2022, potevo farlo senza spendere il nome», spiegherà Pirlo agli inquirenti. Rivelazioni, quelle dei calciatori, che combaciano con i documenti sequestrati — il block-notes delle scommesse — e le conversazioni catturate dai poliziotti.

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