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CorFio: Fiorentina, zero vittorie e tensione in forte aumento. Ma la società crede in Pioli

Al di là della cena della scorsa settimana, resta la sensazione di una squadra non sempre convinta di quello che gli viene chiesto

Figuriamoci, scrive il Corriere Fiorentino, se Stefano Pioli non immaginava che saremmo arrivati al #Pioliout sui social, alle voci, ai contatti veri o molto più probabilmente presunti con altri allenatori. La sua speranza quindi, perché parlare di convinzione implicherebbe una presunzione che non fa parte del personaggio, è che la tempesta passi e che dietro i nuvoloni faccia capolino il sole.

Di certo però, il mister della Fiorentina non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi in una situazione del genere: 2 punti in 5 giornate, e uno 0 alla casella vittorie dopo cinque turni che si era verificata soltanto altre tre volte nella storia. L’ultima, nel 1977-78. Difficile insomma immaginare uno scenario più fosco e la prestazione col Pisa, al netto delle parole dello stesso allenatore, non ha fatto altro che confermare i problemi emersi fin qua.

Quella appena iniziata è una settimana se possibile ancor più delicata delle precedenti e i motivi sono evidenti: l’inizio del girone di Conference, la partita con la Roma e all’orizzonte una sosta che, qualora le cose non dovessero raddrizzarsi, diventerebbe una specie di stillicidio. Per la squadra, e per Pioli in particolare. La società da parte sua resta convintamente al suo fianco e la voglia di soffrire vista col Pisa è stata interpretata anche dai dirigenti come un segnale importante.

E così veniamo ad un altro aspetto fondamentale: il gruppo. Perché aldilà della cena di settimana scorsa, resta la sensazione di una squadra non sempre convinta di quello che fa e che gli viene chiesto. E poi si sa, e pure a questo il tecnico era preparato, quando i risultati non arrivano gli spifferi si fanno crateri. Diventa facile insomma mettere insieme la non esultanza di Ranieri (sostituito all’intervallo a Torino e bacchettato pubblicamente) dopo il gol al Polissya, il malumore di Comuzzo per le ultime ore di mercato e per le esclusioni in serie, così come il fastidio di Dzeko per la sostituzione al 45’ nella gara col Napoli e per esser passato da totem a riserva della riserva, i «pizzini» fatti arrivare chissà come e chissà da chi a Fabregas sulla formazione che sarebbe scesa in campo e che hanno fatto arrabbiare non poco l’allenatore.

Minuzie, se si vince, ma che possono minare serenità e lavoro in situazioni come questa. Ecco perché è importante che il club continui (non solo in pubblico) a sostenere l’allenatore e che, nello spogliatoio e non al ristorante, ci si dica tutto quello che c’è da dirsi.

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