
Difficoltà dietro. Stefano Pioli corre ai ripari. Senza solidità difensiva la Fiorentina non può risalire
Tra le difficoltà fin qui incontrate dalla Fiorentina, oltre a quelle evidenti apparse in mezzo al campo, ci sono le incertezze di una retroguardia ancora in cerca di una fisionomia, argomento sul quale il tecnico si è già espresso seppure sia destinato a far discutere ancora, scrive il Corriere Fiorentino.
Se tra i punti fermi ribaditi da Pioli resiste l’idea di proseguire sulla strada di una linea a 3 schierata davanti a De Gea, è in termini di interpreti che l’allenatore ha cercato di ruotare il maggior numero di difensori, ritrovandosi tuttavia a fare i conti con una fragilità pagata a caro prezzo in almeno 3 delle 5 gare fin qui disputate. Più o meno quel che capitò a Palladino un anno fa di questi tempi, quando nell’intervallo di Fiorentina-Lazio alla quinta giornata passò dalla difesa a 3 a una linea a 4 che avrebbe funzionato così bene da consentire ai viola di collezionare 8 vittorie consecutive. Insomma prima ancora di veder crescere condizione fisica e mentalità l’obiettivo di Pioli è diventato quello di limitare un’emorragia difensiva che ricorda quella dell’avvio stentato della passata stagione.
CAMBI. Fino a ora Pioli non ha lesinato esperimenti effettuando la bellezza di 8 sostituzioni difensive in 5 partite, alternando Ranieri a Viti all’esordio con il Polissya, Comuzzo a Pablo Marì, Pongracic, Kouadio e Lamptey tra Cagliari, Polissya, Torino e Napoli e ancora Viti a Pongracic nell’ultima sfida persa al Franchi, ma i problemi restano irrisolti. Un girovagare alla ricerca della formula migliore che ha coinvolto soprattutto Comuzzo, reduce da un’estate al centro del mercato e oggi lontano dagli standard che pure nel gennaio scorso lo avevano reso oggetto del desiderio del Napoli di Antonio Conte. Per il centrale friulano vale come parziale giustificazione anche uno stato fisico non eccelso (prima di affrontare il Napoli aveva lasciato il ritiro dell’Under 21 per un virus gastrointestinale), ma il rigore su Anguissa sabato scorso certifica un momento di appannamento (anche mentale, dovuto probabilmente alle tanti voci di mercato che lo hanno tenuto in bilico fino agli ultimi giorni di agosto) mentre nel caso di Pongracic l’adattamento al ruolo di centrale dei 3 difensori non ha fornito i risultati sperati, riproponendo in quella posizione l’impiego (magari già da domenica contro il Como) di quel Pablo Marì arrivato nel gennaio scorso per espressa richiesta di Palladino.
Un problema, quello della difesa, che, nonostante il solito super De Gea (anche sabato autore di almeno tre parate determinanti per evitare un passivo ancora più netto), si sta riproponendo a distanza di un anno e sul quale Pioli è chiamato a intervenire. Per trovare la prima vittoria in campionato, certo, ma anche per replicare una risalita che nell’autunno dell’anno scorso portò la Fiorentina a ridosso dell’alta classifica.

Di
Redazione LaViola.it