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CorFio – La solitudine di Kean dopo lo show in Nazionale

Moise sempre solo là davanti, non trova mai la porta e non dialoga con i compagni. Serve un centrocampo più verticale

Polveri bagnate. Anche contro il Napoli la solitudine di Moise Kean si è percepita con chiarezza: un isolamento non tanto di forma quanto di sostanza, perché Pioli ha scelto Dzeko come partner d’attacco nel primo tempo e poi Piccoli per la ripresa, ha optato per Fagioli e Sohm e ha poi inserito Nicolussi Caviglia e Fazzini. Il risultato offensivo, però, non è cambiato, anzi, al di là del finale rabbioso dopo l’1-3. Kean è così, per effetto più che per causa, il volto di una proposta ancora poco lineare e continua nell’arco dei 90 minuti, scrive il Corriere Fiorentino.

SENZA GOL. Appaiono lontani i tre gol segnati dal classe 2000 nelle due sfide a Estonia e Israele con la maglia azzurra addosso, reti che avevano condotto con slancio Kean alla ricerca della prima scintilla stagionale in maglia viola. La partita del Franchi ha così evidenziato un problema offensivo ancora evidente: la Fiorentina, così come successo contro il Cagliari, anche nel primo tempo di ieri non ha mai calciato in porta. La squadra di Pioli non può prescindere da un centrocampo più verticale e meno timido in fase di proposta, più coraggioso nell’interscambio di movimenti e nell’accontentare gli smarcamenti senza palla di Kean, rivelatosi ancora alla ricerca di una sintesi tra l’attacco sfrenato alla profondità dello scorso anno e i nuovi dettami della Fiorentina 2025-26. Non sono mancati i momenti di scarsa lucidità e di frustrazione per il numero 20 viola, anche con i compagni e soprattutto nel primo tempo. Comprensibile, considerando la fame di gol che scorre nelle vene di Kean.

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