
Scialbo 0-0 tra granata e viola, per Pioli l’unica arma vera è Dodo. Intesa da affinare tra Kean e Piccoli, la difesa almeno regge
Partita modesta, fra due squadre per ora modeste, con un pareggio grigio come il gioco, con appena tre occasioni in 90 minuti, con poche emozioni e alla fine con diversi spunti, non certo positivi, su cui riflettere. Torino e Fiorentina si stanno ancora cercando e non si sono ancora trovate. Non hanno un’identità chiara, ma ci vorrà un po’ di tempo per capire il tipo di squadra che nascerà dalle idee dei due allenatori. Baroni aveva un compito più difficile di Pioli, veniva dalla sepoltura di San Siro, da quei cinque gol che, al debutto in campionato, penetrano nelle vene e nella testa di qualunque squadra e la stordiscono. In questo senso il pari, senza subire gol, può essere considerato un passo avanti per il Toro, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
SUBITO PICCOLI. Pioli aveva l’animo più leggero dopo la qualificazione in Conference e forse anche per questo ha tentato un salto in avanti rispetto alle prime tre partite ufficiali: via un centrocampista, dentro un altro centravanti, Gudmundsson a ispirare (o almeno questo avrebbe dovuto fare) la nuova coppia Kean-Piccoli. Intesa lontana fra i due, come si è visto dal primo velo di Kean non capito dall’ex cagliaritano e come è normale che sia alla prima partita insieme. Proprio Piccoli ha avuto la palla dell’unica occasione da gol dei viola: paratona di Israel. Fra le difficoltà della “prima” dei due attaccanti va messo in conto anche l’efficace marcatura di Coco e Maripan.
LANCI LUNGHI. Con due centravanti insieme, l’idea di Pioli non poteva essere che l’attacco alla profondità, poco palleggio e subito il lancio di De Gea o di Pongracic verso le punte, ma anche questo meccanismo andrà sistemato col tempo. Un’occasione per la Fiorentina, due per il Torino. De Gea è stato decisivo in tutt’e due i casi, la prima volta con un prodigio su Casadei, la seconda con un gran balzo su tiro di Simeone. Per divertirsi un po’ non c’è stato altro in 90 minuti privi di ritmo, di velocità e di intensità. Pioli deve chiedere a Gudmundsson di cosa ha bisogno per tornare quello di Genova, adesso ha la piena fiducia del tecnico ma gli manca tutto il resto, anzi, tutto il meglio mostrato in Liguria: saltare l’uomo è diventata un’impresa per un giocatore che aveva il dribbling incorporato. Nel secondo tempo l’islandese, defilato a sinistra, è proprio scomparso.
CHIAVI. Per ora la chiave dei viola è la stessa di un anno fa e si chiama Dodo, ecco il giocatore su cui la squadra si è appoggiata anche ieri per arrivare in attacco, velocità e tecnica a livelli eccellenti, era l’unico viola in grado di sprintare davvero. E’ mancata qualità pure in mezzo al campo dove si sono alternate tre coppie, Mandragora-Sohm per 45′, poi Mandragora-Fagioli per 21′, infine Fagioli-Ndour per 24′. Tre tentativi andati a vuoto. Se dobbiamo trovare un lato positivo nella Fiorentina di ieri è nella sua solidità difensiva: dopo l’errore di Cagliari e i due gol in un quarto d’ora presi dal Polyssia, ieri ha rischiato qualcosa ma non è mai andata in affanno.

Di
Redazione LaViola.it