
Dal caso Amarildo alla Vespa con il giornale, passando per Antognoni e Rocco: ricordi di un’epoca in cui la Viola iniziava la stagione tra i boschi e non nella piana torrida di Bagno a Ripoli
Un tempo il ritiro estivo era un momento vissuto con trepidazione, perché tutto era già pronto: il calciomercato chiuso, la squadra fatta e ormai immutabile, tranne qualche leggero ritocco al mercato di novembre, ma solo per chi non avesse già giocato in campionato.
A ben ricordare, però, per un paio d’anni l’estate viola era stata dominata dal caso di Amarildo, che non tornava dalle ferie e mandava in avanscoperta la sorella Nicea a trattare col presidente Baglini il ritocco dell’ingaggio, sotto la minaccia di restare in Brasile. Allora, il ritiro della Fiorentina iniziava senza Amarildo, con tanta apprensione anche se tutti sapevano come sarebbe andata a finire.
Negli anni che precedettero lo scudetto del ’69, andavo in vacanza in una località dell’Appennino romagnolo. In questo piccolo paese allora non c’era l’edicola e i giornali arrivavano ad una certa ora al negozio di alimentari, perché un volenteroso pensionato del posto andava a prenderli nel paese a dieci chilometri di distanza.
La mattina eravamo in molti davanti a quella bottega a scrutare la strada che scendeva dal passo, in attesa di scorgere quel puntino bianco in movimento, la Vespa che scendeva con circospezione i tornanti in mezzo ai prati con un po’ di copie del Resto del Carlino e di Stadio dell’allora direttore Aldo Bardelli. “Eccolo, ha scollinato”. Sarà tornato Amarildo? Si trattava di aspettare un po’ e lo si sarebbe saputo. Un giorno o l’altro sarebbe stato quello buono. La notizia sarebbe arrivata in Vespa.
In quegli anni la Fiorentina andava in ritiro ad Acquapendente, nel viterbese. Ma anche a Abbadia San Salvatore sulle pendici senesi dell’Amiata. Più tardi, sotto la presidenza di Ugolini, al quale era cara la vicina Punta Ala, anche a Massa Marittima.
I viola andarono in questa bella e nobile cittadina maremmana per qualche anno. Anche nel 1974, l’anno di Nereo Rocco. Ricordo un giovane Antognoni coccolato dalla mamma in tribuna, alla quale somigliava in modo sorprendente.
Oggi è tutto diverso, ma non voglio certo rimpiangere il passato, o recriminare sulla preparazione estiva di giocatori che poi faranno il campionato da un’altra parte, dato che il mercato resta aperto fino a settembre.
Mentre qui di giocatori ce ne saranno altri, che avranno fatto la preparazione altrove, con un altro allenatore, dal quale avranno appreso soluzioni tattiche di altro tipo.
E neppure voglio discutere su questo ritiro viola nella piana torrida di Bagno a Ripoli, invece che nei boschi della Toscana, o delle Alpi. Il calcio cambia ed oggi è così. Semplicemente, quando sento parlare di “ritiro” mi torna la nostalgia per la Fiorentina di quando ero ragazzo, mi tornano in mente non solo Amarildo e sua sorella Nicea, ma anche Albertosi e Robotti, Hamrin e Morrone, e Alberto Orlando centravanti e capocannoniere per un anno solo, venduto al Torino per cento milioni più Buzzacchera, che fu girato al Padova a conguaglio di Bernardo Rogora. Perché Robotti, in lacrime, era stato venduto al Brescia. Estate dopo estate, la Fiorentina è sempre qui e noi con lei.
di Paolotto

Di
Redazione LaViola.it