
Le ragioni che hanno portato alla clamorosa rottura con Palladino. E il nome più caldo sostituirlo è quello di Stefano Pioli
Un silenzio assordante da parte della società che stride con la voce della Curva Fiesole che è tornata a farsi sentire nel momento di maggior delicatezza. Caos, stracci che volano, dimissioni che presto si trasformeranno in una risoluzione consensuale del contratto dal momento che tecnicamente non è possibile, al tecnico, dimettersi con un contratto a tempo determinato. In queste ore Palladino ha deciso di non parlare più con nessuno. Né la dirigenza, né Commisso del quale ha certamente il numero e col quale, nei giorni scorsi prima del suo ritorno negli Stati Uniti, avrebbe potuto tranquillamente intrattenersi anche di persona. Comunque, la risoluzione consensuale sarà una mossa naturale e propedeutica all’arrivo del nuovo allenatore.
Pradè profondamente colpito ma non farà un passo indietro
La dirigenza si è radunata al Viola Park e al momento ha scelto di non rispondere a quanto scritto viola su bianco dall’anima più calda della tifoseria viola. Ovvero la Curva, in linea con la contestazione andata in scena al Franchi contro il Bologna e in parte a Udine nell’ultima gara di campionato. Il direttore generale Ferrari, il direttore sportivo Pradè e il direttore tecnico Goretti nei loro uffici. Non commentano ufficialmente quanto scritto dagli ultras, scelgono il silenzio appunto. Pradè è rimasto profondamente colpito dalla nota degli ultras ma non farà alcun passo indietro. Anche il presidente Commisso, dagli Stati Uniti, ha scelto di non rispondere alla Curva. Commisso aveva descritto Palladino “come un figlio”, salvo poi ritrovarsi a fare i conti con un addio improvviso poche ore dopo quella conferenza stampa che adesso pare surreale per toni e rivendicazioni. Pradè che si era difeso da chi insinuava che potesse esserci del malumore tra lui e il tecnico dopo le frequenti dichiarazioni che il dirigente aveva rilasciato spesso dopo alcune sconfitte significative: “Il mio lavoro è quello di stimolare, mettere pressione. Non c’è un fraintendimento sulle mie dichiarazioni. Sono cose che vanno fatte, non si possono fare solo dentro le stanze. Vanno fatte anche pubblicamente”. Possibile ma pare che proprio l’attrito tra lui e Palladino sia una delle motivazioni dell’addio del tecnico.
Cosa ha portato alla rottura tra Palladino e la Fiorentina
Ma non solo. Sarebbe riduttivo. Palladino è stato il primo a ribadire, più volte, come non ci fosse niente di preoccupante tra lui e la dirigenza. Aveva parlato di pranzi, di incontri, di colloqui, di mercato condiviso. Si era tolto anche alcuni sassolini contro chi insinuava il contrario, scagliandosi contro parte dei giornalisti o parte dei tifosi che alludevano a un clima non così sereno all’interno del Viola Park. Siamo a fine gennaio, stadio Olimpico, dopo la vittoria con la Lazio. C’ero. Qualche giorno fa in tempi non sospetti e dopo l’estensione del contratto fino al 2027, sul giornale dove lavoro, avevo scritto che il tecnico avrebbe valutato a fine stagione il suo futuro senza escludere che potesse fare un passo indietro. Alla base di questa scelta, avevo scritto, il fatto che in certi momenti della stagione non si fosse sentito difeso e protetto in maniera adeguata (anche pubblicamente) proprio da Pradè. È accaduto dopo il mercato di gennaio, quando i risultati non arrivavano. Palladino che in conferenza stampa mandava messaggi rassicuranti ma che poi confidava ai suoi affetti come non riuscisse a sentire la dirigenza vicina a sé come avrebbe desiderato. Su questo sito, in un editoriale del 17 febbraio scorso, ho messo in evidenza come la dialettica tra i due non fosse così in linea. Pradè voleva “stimolare”, chissà, ma certo Palladino ha avuto qualche difficoltà e ha faticato a rimanere composto in più di un’occasione. È altrettanto vero che il tecnico sia rimasto colpito dalle contestazioni della Fiesole: col Bologna, a Udine. Il sesto posto e i 65 punti conquistati per lui avevano un significato enorme, considerando la sua prima stagione in una piazza esigente e che aveva chiesto la scorsa estate di alzare l’asticella. Un feeling mai veramente sbocciato quello tra l’allenatore e Firenze, è indubbio.
Quell’ultima visita del tecnico al Viola Park…
Semmai, a colpirmi, sono le tempistiche. Palladino che si dimette non la sera dell’ultima gara o la mattina dopo. Ma che sceglie proprio il giorno seguente alla conferenza stampa di fine stagione. Non può essere una scelta casuale. Lunedì era al Viola Park, si è incontrato con la dirigenza, parlava di 10-12 giocatori dai quali ripartire, di “uomini veri”, di Kean e dei prossimi obiettivi. Programmava coi dirigenti il ritiro, una tournée estiva, le valutazioni sui riscatti. E ancora martedì sera, dunque dopo la conferenza stampa, era sempre al Viola Park dandosi appuntamento con alcuni dipendenti per le settimane seguenti con l’obiettivo di staccare e poi mettere a punto alcuni dettagli da migliorare. Insomma, la sua testa pareva essere al 100% sulla Fiorentina. E Pradè aveva svelato come i due si sarebbero ritrovati settimana prossima per analizzare alcune situazioni. Insomma, qualcosa non mi torna ancora. Non penso che ci sia una squadra dietro che abbia “indotto” l’allenatore a rompere coi viola ma è normale che adesso possa tornare su piazza e aggiungersi come nuova tessera del grande puzzle dei tecnici in cerca di una panchina.
Pioli il nome più caldo ma oltre al tecnico serviranno altre risposte
E la Fiorentina? Il nome più caldo è quello di Stefano Pioli. Attualmente in Arabia Saudita, alla guida dell’Al-Nassr, legato da un contratto da 12 milioni. Lui però prende tempo, aspetta l’evolversi della situazione e soprattutto non esclude possa esserci di nuovo Firenze nel suo destino. Chissà. Da tenere d’occhio anche Farioli, Baroni, De Rossi. Poi altri profili che però adesso sembrano essere in secondo piano. Come lo è il sogno di molti tifosi, quel Maurizio Sarri che in queste ore sta trattando con la dirigenza della Lazio per un clamoroso ritorno in biancoceleste.
La sensazione è che i tempi possano essere un po’ più lunghi del previsto. Ma saranno giorni sicuramente intensi, dove dovranno arrivare risposte nette. La panchina, certo. Ma soprattutto la situazione societaria e dirigenziale. La Fiesole non sarà maggioranza, intensa in senso lato, ma rappresenta il cuore caldo della tifoseria e ha saputo unire intere generazioni sotto al fuoco della passione, dell’amore, della storia. Il messaggio da parte degli ultras è chiarissimo: Palladino ha fatto la sua scelta, Pradè adesso è diventato il responsabile numero uno e a Commisso è stato ricordato come le divisioni tra “maggioranza” e “minoranza” hanno portato in passato a una rottura insanabile. Al di là dei toni, che spesso la Curva ha scelto per arrivare dritta al bersaglio, il messaggio rimane attuale e in linea con quanto scritto un anno fa e ribadito nella contestazione delle ultime due giornate di campionato. Si chiedono un cambio di passo, un rilancio vero, una missione sportiva che venga rimessa al centro e un’ambizione che non sia soltanto a parole. Ascoltarsi, accantonare i rancori, venirsi incontro. A volte, anche soltanto guardandosi negli occhi e stringendosi una mano, si può trovare il modo di ripartire assieme. Per il bene della Fiorentina e della sua anima: la sua gente.

Di
Matteo Dovellini