
L’ex capitano della Fiorentina e attuale giocatore del Torino ha parlato dei motivi del suo trasferimento e del rapporto con la società viola
Cristiano Biraghi è stato intervistato a Tuttosport e ha parlato anche dell’addio a Firenze: “Non è questione di bruciare e nemmeno sono qui per fare polemica. Anzi, ci tengo a precisare che io conservo un ottimo rapporto con il presidente Commisso, con il direttore Pradé e con Ferrari. È stata una questione tra me e l’allenatore: e l’allenatore ha tutti i diritti di avere le sue idee e portarle avanti. A me è dispiaciuto perché all’inizio della stagione, quando si decise di fare una rivoluzione cambiando il tecnico e una quindicina di giocatori, mi era stato detto che avrei fatto parte anche del nuovo progetto. Con il passare delle settimane ho capito che non era così e poi negli ultimi due mesi non sono stato più convocato. Ero il capitano, Firenze è la città dove ho comprato casa: insomma, non è stato semplice accettarlo. Per questo dico che inizialmente a Torino ero spaesato, conoscendo pochissime persone e vivendo in albergo senza la famiglia”.
Pensavi di diventare così in fretta un punto di riferimento del Torino ? “Diciamo che ho la consapevolezza, senza voler apparire presuntuoso, di essere uno che dà sempre il cento per cento e questo aiuta. Però arrivavo da otto anni a Firenze, otto anni che si sono conclusi in maniera inattesa e certo non voluta da me, per cui le prime due settimane a Torino sono state una fase di transizione”.
Vanoli non ti ha gettato allo sbaraglio… “Sì, è stato bravo a capire la situazione. Ci conosciamo dai tempi dell’Inter e quindi sapevo di avere a che fare con una persona attenta. Oltre tutto, essendo stato calciatore, comprendeva perfettamente il mio stato d’animo. Devo dire che ho percepito subito la fiducia e la stima non soltanto sua, ma anche del presidente Cairo, del direttore Vagnati e dei compagni. E poi ho capito subito una cosa importante”.
Quale? “Che mi trovavo nell’ambiente giusto per ripartire dopo tanto tempo a Firenze, che qui c’è una passione simile da parte dei tifosi senza l’assillo di altre piazze. Soprattutto, fin dal primo giorno mi è stato chiaro di aver fatto la scelta giusta. Basta guardarsi attorno qui al Filadelfia per esserne certo: si percepisce di entrare nella Storia”.
C’è chi sostiene che sei un po’ antipatico… “In realtà lei dice che sorrido poco, che quando sono incazzato si vede subito. La verità è che sono una persona trasparente, che per me esistono solo il bianco e il nero e non il grigio, che non ho mai fatto nulla per compiacere i giornalisti. Non penso che sia per forza giusto essere cosi, intendiamoci, però questo è il mio carattere. Sono uno diretto e se non conosco la persona che ho di fronte non mi sento obbligato a parlare per forza: c’è già troppa gente che parla troppo”.
Torino anche nella prossima stagione? “Sono uno che ha bisogno di concentrarsi totalmente su quello che fa. E quindi io adesso penso al campo, alle partite, a questo campionato. Poi è ovvio che con mia moglie affrontiamo le questioni pratiche, tipo le scuole per le bambine. Però dico questo: al Toro sto benissimo e credo che si veda”.

Di
Redazione LaViola.it