
L’argentino si racconta: l’impatto con la Serie A, l’esordio in viola, il ruolo e l’importanza del supporto psicologico per affrontare gli errori
La Fiorentina ha vissuto momenti speciali grazie agli argentini. E in estate il progetto viola sembrava voler costruire una difesa targata Primera División. In rosa c’era già Martínez Quarta, cresciuto nel River Plate, ed era stato definito l’arrivo di Valentini dal Boca per gennaio. Dal Belgrano, poi, è arrivato anche Matías Moreno, che si è raccontato in esclusiva a LaViola.it.
Partiamo dall’inizio, dal tuo arrivo a Firenze l’estate scorsa. Giocavi nel Belgrano. Come hai reagito quando hai saputo della trattativa con la Fiorentina?
“Quando ho ricevuto la chiamata del mio agente e sono stato informato dell’interessamento della Fiorentina, ero ovviamente felicissimo. In Argentina quello della Fiorentina è un nome importante: qui hanno giocato argentini amatissimi come Batistuta e Passarella…”
Avevi già sentito qualcuno dei tuoi connazionali che erano a Firenze? Li conoscevi personalmente?
“Li conoscevo solo come avversari. Ma quando sono arrivato qui, Lucas Beltrán e il Chino Martínez Quarta mi hanno subito scritto per darmi il benvenuto e per offrirmi il loro aiuto.”
E com’è stato il primo impatto con gli allenamenti?
“All’inizio è stato difficile, un grande cambiamento rispetto a ciò a cui ero abituato. Qui tutto è più veloce: la conduzione del pallone, i passaggi, i controlli. Però credo di essermi adattato in fretta.”
E la vita fuori dal campo?
“Beh, ovviamente è bellissima. Tutte le persone con cui avevo parlato prima di arrivare mi avevano detto che sarebbe stato facile ambientarsi, e così è stato. Firenze è una città splendida e tranquilla, sia per me che per la mia fidanzata.”
Poi è arrivato anche il tuo esordio in maglia viola, il 3 ottobre 2024 contro i The New Saints in Conference League…
“Ero emozionatissimo, perché giocare è ciò che amo. E farlo con la maglia della Fiorentina era finalmente realtà. Ora voglio continuare a farlo, il più regolarmente possibile.”
Dopo l’esordio in Conference, a inizio anno è arrivato anche quello in campionato contro il Napoli. Un esordio dal sapore dolce e amaro: un ottimo primo tempo, ma poi il fallo da rigore su Anguissa. Come hai vissuto quella partita? E in generale, come gestisci mentalmente situazioni come quella, che per un difensore possono pesare molto?
“Non è facile. Da difensore non importa come giochi tutta la partita: puoi stare concentrato per 90 minuti, ma se commetti un solo errore che costa un gol, sembra che tu abbia rovinato tutto. E ovviamente quel giorno non ho giocato bene, perché mi sono deconcentrato per un minuto e ho compromesso la gara, tanto più contro un avversario forte come il Napoli.”
In passato hai raccontato di esserti fatto affiancare da uno psicologo, perché la preparazione mentale è fondamentale. Lo fai ancora oggi?
“Quando ero al Belgrano facevo sedute settimanali con uno psicologo. Ora non lo sto facendo, e penso sia un errore: è troppo importante per un calciatore.”
Ne parla spesso anche il tuo compagno di squadra Robin Gosens…
“Non lo sapevo, ma confermo: la testa, per un calciatore, è l’aspetto più importante. Voglio riprendere il prima possibile.”
Al Belgrano eri abituato a giocare in una difesa a tre. La Fiorentina ha cambiato più volte modulo: prima a quattro, poi di nuovo a tre. Hai preferenze?
“In realtà non ho alcuna preferenza. A me basta giocare.”
Si è parlato di te anche come vice Dodô. Ti senti adatto a ricoprire quel ruolo?
“Io lavoro ogni giorno al massimo per farmi trovare sempre pronto e al 100%. Poi tocca al mister decidere dove schierarmi. Ma non ho problemi a ricoprire anche quel ruolo.”
A gennaio si era parlato di un interessamento del Monza per te.
“Non ne ho saputo molto. Il mio agente mi ha detto che la Fiorentina non era intenzionata a cedermi, e quindi sono stato contento di restare.”
Moreno a LaViola.it: “Fischi dei tifosi? Mai un peso, ma una motivazione”

Di
Niccolò Misul