Connect with us

Editoriali

Oggi come ieri. Le critiche (?), l’andamento monocorde e l’evoluzione/crescita che non arriva mai

Palladino - Fiorentina

Non è (ancora) il tempo di fare processi o di buttare via tutto quanto fatto sin qui, ma questa Fiorentina è in grandissima difficoltà

Non è cambiato granché rispetto alle recenti tre annate della Fiorentina. Adesso con Palladino e prima con Italiano, la posizione in classifica è più o meno la stessa, continua ad esserci la rincorsa ad un salto di qualità (entrare in Champions League o almeno in Europa League) che, ad un certo punto della stagione, inizia ad allontanarsi fino a diventare qualcosa di difficilmente raggiungibile. Per motivi diversi e con rose a disposizione diverse, anche questa annata rischia di andare più o meno nella medesima direzione delle precedenti, cioè col rischio di restare sempre al medesimo punto. Quest’anno, tuttavia, c’è pure il rischio di non rientrare in una competizione europea, visto il posto in meno che potrebbe avere la Serie A e un cammino in Conference League che non si è messo propriamente in discesa dopo il ko col Panathinaikos.

Di simile c’è anche la ‘caccia alle streghe’, da intendersi come quelli che criticano, tifosi o giornalisti che siano, a cui viene attribuito il potere di influenzare negativamente umore e prestazioni di una rosa che anziché leggere giornali o siti e sentire radio, dovrebbero pensare più a fare il loro dovere in campo. E in allenamento, s’intende.

Di molto simile c’è anche quella enorme difficoltà nel riuscire a correggere (e risolvere) i propri punti deboli. Questa Fiorentina, per quanto interpreti il calcio in maniera opposta rispetto a quella precedente, non riesce a raddrizzare la propria rotta. Con Italiano, ad esempio, arrivavano continuamente gol al passivo per la difesa alta, in contropiede e in partite in cui bastava amministrare, si ripetevano passaggi e passaggi in orizzontale con pochissima verticalità e per fare un gol servivano sempre valanghe di tiri. Gli altri, invece, alla prima facevano gol. Questa non riesce mai a giocare tutta la partita. Da qualche mese a questa parte, ogni volta regala quasi tutta la ripresa, in Europa sbaglia spesso anche gli inizi di partita, gioca bene quei 15-20’ in cui cambia l’inerzia della partita ma poi scompare di nuovo. Contro chiunque. A volte il risultato va in porto, come col Lecce o col Genoa, altre no. Col cambio modulo dell’intervallo di Fiorentina-Lazio, Palladino era riuscito ad invertire un preoccupante trend, un po’ come quando Italiano dovette far cambiare modo di giocare ai suoi quando perse Vlahovic a gennaio, o quando si inventò il 4-2-3-1 l’anno scorso. Ma poi, dopo un periodo di up, riecco il down. Ciò che preoccupa (o meglio fa proprio arrabbiare) di questa stagione, al netto dei mille alibi (i problemi di Gud, il flop di Colpani, lo stop di Bove e altre varie ed eventuali), è che il vantaggio che la Fiorentina aveva accumulato su squadre che erano partite malissimo, andando per mesi allo sbando (Roma e Milan su tutte, ma ad inizio stagione anche Bologna e Juventus), sono o già arrivate o comunque stanno arrivando. Alcune sono addirittura già scappate.

E i problemi di questa Fiorentina vanno avanti da dicembre, 4 mesi in cui la dirigenza è intervenuta in maniera importante a gennaio, assecondando in toto un allenatore che, a metà marzo, non è ancora riuscito a dare un’identità alla sua Fiorentina. O meglio, non è ancora riuscito a correggere quei punti deboli che si ripetono continuamente. Come le lunghe fasi di partita in cui la Fiorentina è in balia degli avversari o le difficoltà quasi insormontabili nel riuscire a trovare soluzioni e/o idee contro squadre che fanno lo stesso calcio di questa squadra, cioè chiudersi dietro e fare qualcosa in contropiede.

Tante e tante volte ci hanno messo delle pezze De Gea e Kean, il primo a suon di miracoli e il secondo a suon di gol. Non sempre tre/quattro a partita, spesso ne è bastato uno (nel caso del portiere si ripensi all’unica ma decisiva parata col Genoa o col Como all’andata, ai due rigori col Milan – nel caso di Kean basti pensare all’unico tiro in porta fatto a Torino coi granata o a partite in cui al primo tiro l’ha messa dentro). E non sempre può bastare. A maggior ragione quando De Gea viene lasciato in panchina o Kean non è al meglio.

Per carità, non è (ancora) il tempo di fare processi o di buttare via tutto quanto fatto sin qui, come detto da Palladino prima di Fiorentina-Lecce. In fondo la qualificazione ai quarti di Conference è ancora possibile, così come tutto può ancora cambiare in campionato visto i prossimi quattro avversari che la squadra di Palladino affronterà nelle prossime quattro giornate (Napoli, Juventus, Atalanta e Milan). Ma la sensazione è che i problemi che da settimane e mesi sta attraversando questa Fiorentina siano di difficile risoluzione. Se non di impossibile. Il che non vuol dire che non possa vincere la Conference o arrivare al quarto posto, ma molto dipenderebbe da San De Gea e Kean, e da un po’ di dose di buona sorte.

16 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

16 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie Editoriali

16
0
Lascia un commento!x