
Due pesi e due misure: il raffronto tra i giudizi sulla gestione Palladino e quella di Italiano
Raffaele Palladino sta vivendo da alcune settimane il periodo più difficile della sua esperienza sulla panchina della Fiorentina. Dall’8 dicembre, la squadra gigliata ha incassato almeno un gol in 12 gare consecutive, raccogliendo appena 11 punti, con una media scesa da 2,2 a 0,91. Questa flessione ha allontanato i viola dalla corsa Champions, costringendoli a lottare per l’Europa League. Tuttavia la formazione viola è sesta dopo 26 giornate con 42 punti, in attesa del recupero tra Bologna e Milan e a -5 dalla Lazio quinta, che rendono Palladino il miglior allenatore dell’era Commisso con un valore della rosa simile a quello avuto nel triennio di Italiano secondo il portale Transfermarkt.
E guardando il rendimento avuto con il mago di Karlsruhe nella stagione 2022/2023, la Fiorentina dopo 26 turni era addirittura undicesima con 34 punti e ha chiuso il campionato all’ottavo posto con 56 punti e con 2 finali perse. Mentre il primo anno della gestione Italiano, la squadra viola aveva 42 punti ed era settima, ma non era impegnata in 3 competizioni ed è arrivata settima con 62 punti. Un anno fa erano 41 punti dopo 26 turni, con l’ottavo posto finale a quota 60 punti e con un’altra finale persa contro una squadra alla portata. Risultati modesti, ma spesso celebrati come imprese.
Numeri simili, ma commenti opposti. Almeno da fuori, dove le critiche della piazza e le voci di esonero si sono fatte insistenti per l’allenatore campano, colpevole ai più di non aver dato un’identità offensiva alla squadra, senza però contare l’organizzazione difensiva, la valorizzazione della maggior parte degli interpreti e lo spazio dato ad alcuni giovani, cosa sconosciuta nel triennio precedente, con l’eccezione di Kayode avvenuta per gli infortuni di Dodo e Pierozzi.
Venendo al campo e guardando il gioco dell’attuale allenatore del Bologna, non è che poi fosse molto più frizzante: tanto possesso palla fatto di passaggi in orizzontale, tanti tocchi di Terracciano, pochi tiri in porta delle punte e gli esterni a piede invertito in grado di far perdere spesso tempi di gioco, oltre a una caterva di gol subiti nella medesima situazione per 3 anni consecutivi ai quali non ha saputo ancora porre rimedio (vedi gol di Sohm nell’ultimo turno di campionato nel derby perso col Parma). Sui social è stato ribattezzato in modo goliardico come ‘Iraniano’, ma non è mai stato messo in discussione come sta accadendo adesso con Palladino, colpevole di allenare una rosa sulla quale sono riposte aspettative più alte alla luce delle operazioni fatte sul mercato, ma che è stata rivoluzionata nel giro di 6 mesi con diverse scommesse e col giocatore simbolo della campagna acquisti perennemente indisponibile.
E restando sulla guida tecnica precedente, le colpe venivano spesso data alla dirigenza o ai giocatori ai quali era lui stesso a scaricare le responsabilità durante le interviste post-partita, oggi ciò non accade con un allenatore più giovane e meno esperto, ma più elastico tatticamente, aperto al dialogo (come dimostrato dal ritorno alle conferenze stampa pre-partita) e che ci mette sempre la faccia quando i risultati non arrivano. Nel calcio e a Firenze le valutazioni cambiano in breve tempo e la miglior medicina è il risultato – come quando veniva considerato un genio per le 8 vittorie consecutive o dopo il 3-0 all’Inter -, la speranza è che la Fiorentina di Palladino possa tornare a fare punti già venerdì contro il Lecce, anche con un risultato meno largo del 6-0 del Via del Mare, magari con il supporto da parte della dirigenza.

Di
Andrea Tanini