L’islandese ha colpito Lazio e Milan, ha segnato nell’ultima gara giocata con il Genoa. Con l’Inter può partire un’altra storia
Ora all’appello manca solo Albert Gudmundsson. Perché Kean ha fatto Kean da subito e molto oltre le naturali aspettative/speranze, perché tutti i nuovi chi prima e chi dopo, chi più e chi meno, un segno l’hanno lasciato, mentre invece per l’islandese la doppietta con la Lazio (22 settembre) e l’acuto col Milan (6 ottobre) non bastano. Perché Gud è Gud, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
TALENTO. E la Fiorentina ha bisogno che diventi il valore aggiunto della squadra di Palladino impegnata nella (rin)corsa a un traguardo che si pensa e non si dice, e per riuscirci ovviamente serve che quelli forti e che hanno più degli altri lo dimostrino sul campo al servizio dei compagni. L’ex Genoa c’è riuscito di rado, complici in negativo gli infortuni e una condizione atletica che non ha mai raggiunto i picchi necessari per accompagnarne l’indiscusso talento. Anche così, soprattutto così, si spiegano i quattro gol (ai tre sopra va aggiunto quello realizzato di recente con l’aiuto involontario di Vasquez nella vittoria proprio sul Genoa) in dodici gare di campionato, quando l’anno scorso in maglia rossoblù all’11 febbraio erano stati nove in ventidue a questo punto.
SALTO. Una Fiorentina uscita ulteriormente rinforzata da un mercato inaspettatamente rivoluzionario, ma che ha portato a Firenze qualità in dosi massicce. Allora va da sé immaginarsi l’importanza di Gudmundsson nel nuovo progetto. Quello che decideva le partite a Genova e quello che le ha decise contro Lazio e Milan, quello che fa svoltare il rendimento della squadra con una giocata, un’invenzione, un’idea che appartiene a chi ha cervello e piedi calcisticamente dotati. Gudmundsson in Fiorentina-Inter giovedì scorso non c’è stato per l’attacco febbrile, in Inter-Fiorentina domani sera ci sarà. Ci vuole essere.
Di
Redazione LaViola.it